Le reliquie di Sant'Antonio per la prima volta in pellegrinaggio in Francia
E’ in corso in Francia il primo pellegrinaggio delle reliquie di Sant’Antonio di Padova.
I sacri resti vengono esposti alla venerazione dei fedeli in varie regioni nel Sud
del Paese dove il religioso francescano predicò il Vangelo tra il 1222 e il 1227.
Padre Enzo Poiàna, rettore della Basilica del Santo di Padova, ci spiega il
carisma di uno dei santi più amati al mondo, e non solo dai cattolici. L'intervista
è di Emanuela Campanile:
R. – Sant’Antonio
nel suo tempo così come anche oggi continua a proporre l’essenziale della fede cristiana,
che è – da una parte – il Vangelo e – dall’altra – la carità. Dalla mia esperienza,
in questi sette anni abbondanti di servizio qui alla Basilica come rettore, mi sono
accorto che Sant’Antonio non è una presenza nel ricordo, ma è una presenza viva, con
cui stabilire un rapporto. Questo rapporto i devoti di Sant’Antonio ce l’hanno così
confidenziale che a volte è commovente ascoltare le loro esperienze e ascoltare come
si affidino anche al Santo.
D. – Testimonianza delle parole di Sant’Antonio
è la Biblioteca della Basilica…
R. – Tra i testi antichi ci sono anche i Sermoni
di Sant’Antonio: questa raccolta di riflessioni, di studi, di testi, preparati ad
uso dei predicatori, affinché si preparassero e studiassero la Sacra Scrittura e potessero
quindi predicare secondo la tradizione della Chiesa.
D. – Tra l’altro, se
non sbaglio, Sant’Antonio fu proprio il primo nell’Ordine francescano anche a insegnare
teologia…
R. – Sì, questo è un altro aspetto importante. Io credo che Sant’Antonio
abbia portato un contributo notevole al francescanesimo. Il francescanesimo non è
soltanto Francesco: il francescanesimo è fatto da Francesco e dai suoi seguaci, uno
di questi seguaci è Antonio, che aveva capito che l’ignoranza delle Scritture era
un pericolo per la professione della retta fede da parte dell’Ordine e di tutti i
frati e si preoccupò di istruire i frati.
D. – Qual è la responsabilità di
essere rettore della Basilica del Santo?
R. – E’ la responsabilità, prima di
tutto, di dover mantenere il più possibile fede all’insegnamento e alla spiritualità
di Sant’Antonio; dover poi fare i conti con un Santo che è venerato a livello internazionale,
ma anche al di fuori dei confini della Chiesa cattolica: ci sono esperienze mie personali
di incontro con buddisti, induisti, islamici che esprimono una devozione nei confronti
di questo Santo.
D. – Questo lei come se lo spiega?
R. – Io non riesco
a spiegarmelo, perché mi dico che San Francesco è conosciuto universalmente mentre
Sant’Antonio è meno conosciuto dal punto di vista della sua importanza come dotto,
come teologo, come conoscitore, come scrigno della Sacra Scrittura, ma è conosciuto
come se fosse una persona viva, nella realtà quotidiana di tante, tante persone.