Concorso internazionale "Strumenti di Pace" a Rovereto, presente Lech Walesa
Le parole di tre Nobel per la pace trasformate in un testo di musica colta. E’ l’idea
alla base del Concorso di composizione internazionale “Strumenti di pace”, che stasera
vedrà il Nobel Lech Wałesa premiare il vincitore della terza edizione del Concorso.
La cerimonia e il concerto finali si svolgeranno a Rovereto, in provincia di Trento,
sede della Fondazione Opera Campana dei Caduti che ha promosso l’iniziativa e che
da decenni lavora a servizio degli ideali di fraternità e tolleranza fra i popoli.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
“La vera
rivoluzione è quella dello spirito” avrebbe voluto dire nel 1991 Aung San Suu Kyi,
appena insignita del Nobel per la pace. Lo scrisse nel suo discorso di accettazione
del Premio, che proprio nei giorni scorsi ha potuto finalmente ritirare, dopo oltre
20 anni di prigione patiti in difesa della democrazia in Birmania. “Non cederemo alla
violenza. Non saremo privati delle libertà”, assicurò invece di persona un ancor giovane
e roccioso Lech Wałesa nel ritirare il Nobel per la pace edizione 1983, davanti a
una platea che non poteva ancora prevedere cosa avrebbe prodotto nel sistema socialista
di matrice sovietica la “spallata” degli operai di Danzica. Tutte parole ispirate
a principi altissimi, ma non certo pensate per essere musicate e cantate. E’ invece
questa l’intuizione del direttore artistico del Concorso “Strumenti di pace” di Rovereto,
Marcello Filotei. Nelle due precedenti edizioni del Premio, a cadenza biennale, erano
state parole tratte da Bibbia, Torah e Corano a dover essere orchestrate dagli autori
partecipanti. Quest’anno invece da testi intrisi di valori religiosi si è voluto passare
a parole di indubbio valore civile, ma comunque “intonate” allo spirito della Campana
dei Caduti di Rovereto, da quasi 90 anni simbolo simbolo internazionale di pace, come
conferma il reggente della Fondazione promotrice, Alberto Robol:
“Quest’anno
abbiamo consentito che la ragione civile, politica, che ha al suo interno un grande
valore assoluto pure essa, fosse l’essenzialità contemporanea. Quindi, la campana
con i suoi rintocchi, accompagnata da questa essenzialità d’altro tipo, ma parimenti
importante, ha consentito lo studio specifico, dettagliato, del pensiero di alcuni
grandi personaggi, che hanno fatto la storia del XX secolo e stanno facendo quella
del XXI secolo: mi riferisco a Wałęsa, negli anni ’80 dello scorso secolo,
che assieme a Papa Wojtyla è il personaggio chiave della realtà polacca e non solo;
mi riferisco a Obama, presidente degli Stati Uniti, che proprio in questi giorni ha
ottenuto il grande risultato della riforma della sanità; mi riferisco al premio Nobel
della Birmania, Aung San Suu Kyi, che quest’anno è stata liberata dopo anni di prigionia.
La campana ha cercato con questo plurimo messaggio di essere sempre nel cuore profondo
della ricerca spirituale, a favore dell’affermazione della pace nel mondo e nel cuore
degli uomini”.
All’Auditorium Melotti di Rovereto, la Brussels Philarmonic,
diretta da Michel Tabachnik, eseguirà stasera, alle 21, l’opera vincitrice di Leonardo
Schiavo, giovane compositore vicentino, che con il suo “A poco a poco” ha convinto
la giuria internazionale del Concorso, presieduta dal celebre compositore Ivan Fedele,
ad assegnargli la palma del vincitore. E a essere eseguita sarà anche “Times like
that” creata per l’occasione dallo stesso Ivan Fedele, il quale – come vuole la tradizione
del Premio – ha dovuto creare anch’egli una partitura originale sugli stessi testi.
Testi dei quali fanno parte anche parole del Nobel 2009, l’attuale presidente statunitense,
Barack Obama. “E facile cantare in tempi felici – dichiarò in un discorso del 2010
– Ma è duro farlo di fronte agli insulti, alle paure, alla minaccia della violenza,
in mezzo all'assordante silenzio dell'inazione”. E in un altro discorso del 2008 aveva
detto: “Il cambiamento non arriverà se aspettiamo qualcun altro o qualche altro momento”.