Cala il potere d’acquisto delle famiglie, aumenta il risparmio. Campiglio: la paura
di spendere è paura del futuro
In Italia scende il potere d’acquisto. Secondo i dati dell’Istat diffusi oggi, nel
primo trimestre del 2012, tenuto conto dell'inflazione, il potere d'acquisto delle
famiglie consumatrici, cioè il reddito disponibile in termini reali, è calato dell'1%
su base congiunturale e del 2% su base annua. Un dato preoccupante per Luigi Campiglio,
professore di "Politica Economica" presso l'Università Cattolica di Milano. Debora
Donnini lo ha intervistato:
R. – E’ preoccupante,
perché segnala l’origine di questa crisi italiana oggi, cioè una diminuzione drastica
e quasi improvvisa della domanda interna dei consumi. Questo, oggi, è il nodo centrale.
D.
– C’è una diminuzione della domanda perché c’è preoccupazione, ma anche perché ci
sono tasse, aumenti e tagli…
R. – Sì, la situazione è duplice: una diminuzione
tendenziale - che è in corso ormai da parecchi anni - del reddito disponibile delle
famiglie e del potere d’acquisto delle famiglie, ma a questo oggi si aggiunge un clima
di incertezza sul futuro, che certamente non giova. I fattori principali di queste
incertezze, direi che sono due: le prospettive di aumento della pressione fiscale
che si accompagnano ad una situazione sempre più difficile dell’occupazione.
D.
– L’Istat segnala, però, che nel primo trimestre 2012 la propensione al risparmio
delle famiglie consumatrici, misurata al netto della stagionalità, è stata del 9,2%,
quindi invariata rispetto al trimestre precedente ed addirittura in aumento di 0,4
punti percentuali, nei confronti del primo trimestre 2011. Questo è un dato che fa
sperare? E’ un dato in contrasto rispetto a quello precedente oppure no?
R.
– Di fronte ad un aumento del tasso di risparmio, insieme ad una diminuzione del potere
d’acquisto, la risposta è che questo aumento del tasso di risparmio è tecnicamente
un aumento del risparmio precauzionale. Detto in modo un po’ più diretto, si tratta
del timore, della paura delle famiglie consumatrici rispetto al futuro.
D.
– Secondo lei, per esempio, con i tagli di questa spending review, la tassazione,
la disoccupazione, cosa cambierà per le famiglie italiane?
R. – L’effetto simultaneo,
sottolineo simultaneo, della pressione fiscale e della riduzione della spesa
pubblica, avrà un impatto accentuato sui timori delle famiglie. Quello che è in gioco
non è solamente la questione della ricerca di un avanzo nel bilancio pubblico, ma
anche il significato che in prospettiva noi pensiamo di dare per un ruolo del settore
pubblico nell’economia. Un ruolo che, in termini di spesa pro-capite, in Italia è
inferiore a quello della Germania, della Francia, degli altri Paesi che hanno un livello
di Pil pro-capite maggiore del nostro.