2012-07-06 14:23:19

Attesa per lo storico voto di domani in Libia. Favoriti i Fratelli Musulmani


Vigilia di elezioni in Libia, le prime dopo la caduta di Gheddafi. Molte le incognite sulle consultazioni dominate dalle difficoltà di organizzare la macchina elettorale e dai malumori di molte regioni del Paese che non hanno gradito la ripartizione dei seggi della futura Assemblea Costituente. I 200 eletti, scelti da quasi tre milioni di cittadini, dovranno redigere e approvare la nuova Costituzione. A vigilare sul voto un team di osservatori internazionali, preoccupati dalla crescente insicurezza nel Paese. Le forze dell’ordine da tempo non riescono a fronteggiare le violazioni commesse dalle milizie armate. Tra i favoriti spicca il partito di "Giustizia e Sviluppo", ramo politico della Fratellanza Musulmana. Sarà una vittoria scontata? Risponde Renzo Guolo, docente di Sociologia delle Religioni presso l'Università di Padova. L’intervista è di Benedetta Capelli:RealAudioMP3

R. – Diciamo che è probabile, se non altro perché la Fratellanza, in Libia come altrove, è storicamente una delle formazioni più organizzate e radicate da lungo tempo, e il suo statuto di essere insieme confraternita religiosa e partito politico la favorisce. Questo, infatti, le ha permesso anche negli anni della clandestinità di mantenere una certa forza. Si tratterà di capire se riuscirà a vincere "in solitaria", com’è accaduto altrove,oppure no. Dipende dai numeri.

D. – L’assemblea costituente dovrà redigere la Costituzione. Si discute molto sulla sharia come unica fonte del diritto...

R. – E’ un dibattito in corso. Vi è un’ala - chiamiamola moderata - che guarda di più all’esperienza dell’Akp turco, sia in Ennada tunisina ma anche nei Fratelli Musulmani, in qualche modo, non si ritiene la sharia l’unica fonte del diritto o comunque un elemento coercitivo. Certo quando parliamo di Fratellanza, parliamo di atteggiamenti e di correnti che sono estremamente diversificati al loro interno. Per ora vincitrice pare l’anima pragmatica, quindi disposta ad affermazioni di principio forti ma poi pronta, per esempio, a collaborare con altre forze di diversa matrice nel governo quotidiano. Il caso libico è un po’ diverso, perché le formazioni sono molto radicate e radicalizzate, anche perché la repressione del colonnello Gheddafi è stata durissima. Come altrove, i Fratelli Musulmani si trovano però a scontare la concorrenza di un’ala salafita, addirittura nel caso libico, come Ouattan, ossia di un’ala ex jihadista che formalmente ha rinunciato alla lotta armata – hanno combattuto soprattutto nel vicino Afghanistan – e che si è detta disposta a mettersi nel gioco della democrazia. Questo è un grande passo avanti, se pensiamo che solo qualche anno fa, loro ritenevano idolatria la sola partecipazione alla competizione elettorale.

D. – Che appuntamento sarà quello di domani?

R. – E' un appuntamento importante, ma si tratterà di capire soprattutto se questo potere riceverà una legittimazione capace anche di mettere ordine. Le varie fazioni tribali, le varie fazioni cittadine che si sono combattute, anche in questi mesi, a volte persino a colpi di kalashnikov tra loro, rendono la situazione molto instabile. In più vi è il grandissimo problema, mai risolto, del rapporto centro-periferia tra Tripolitania e Cirenaica. Anche in questa occasione gli elementi della Cirenaica, da dove è partita la rivolta, si lamentano che, per effetti dei collegi elettorali, il peso dei tripolitani sarebbe maggiore. Quindi, questa è un’annosa questione, che si ripercuote da sempre e che va risolta pena l’esplosione di un nuovo conflitto tra le diverse aree geografiche del Paese.

D. – Ad oggi molti Paesi investiti dalla cosiddetta "Primavera Araba" sono andati alle urne. Che bilancio si può fare? Sono cambiati un po’ gli equilibri in quella regione?

R. – Sicuramente noi abbiamo visto la vittoria di un clan politico, ma questo era anche abbastanza scontato. Sostanzialmente le due grandi forze in campo, al di là dei promotori delle rivolte, erano quelle dei militari, gli eredi dei regimi nazionalisti, e i Fratelli Musulmani o le formazioni islamiste, che non sono solo partiti politici ma anche espressioni di organizzazioni religiose. Fanno riferimento ad un codice culturale condiviso, comprensibile a una larga parte della popolazione, di cui una parte non è istruita, e che comprende meglio i codici molto semplici, trasmissibili simbolicamente. Il peso dell’Islam in questi Paesi è evidente così come la sua influenza in termini elettorali. Si tratterà, appunto, di vedere finalmente questi partiti islamisti alla prova del governo. Anche questi Paesi sono dentro al meccanismo dei flussi globali dell’economia, per esempio. Quindi, come affronteranno questi temi, ci dirà molto anche del futuro di questi Paesi. Il grande problema è invece il tema dei diritti umani, sia per quanto riguarda la libertà religiosa sia per quanto riguarda la questione delle cosiddette minoranze religiose, a partire da quelle cristiane, sia per quanto riguarda i diritti delle donne. Su questo misureremo davvero quanto di nuovo c’è in questo corso inaugurato dalla "Primavera Araba".







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