Argentina: condannati gli ex dittatori per i figli di desaparecidos
Gli ex dittatori argentini Jorge Videla e Reynaldo Bignone sono stati condannati rispettivamente
a 50 e 15 anni di carcere con l’accusa di aver autorizzato la sistematica sottrazione
di neonati, figli di desaparecidos. La sentenza, cui danno ampio risalto i media argentini,
è stata emessa dal Tribunal Oral Federal 6 (Tof6) che ha parlato di una “pratica sistematica”
dove le vittime erano le donne detenute in stato di gravidanza. Prima di dare lettura
della sentenza - riferisce l'agenzia Misna - la presidente del tribunale, Maria del
Carmen Roqueta, ha respinto i ricorsi presentati dagli accusati affermando che gli
atti contestati sono “di lesa umanità”. Azioni, ha poi aggiunto, commesse “alterando
e sopprimendo identità durante il sequestro, la prigionia, la scomparsa o la morte
delle madri nel segno di un piano generale di annichilimento di parte della popolazione
civile con la giustificazione di combattere la sovversione, mettendo in atto metodi
di terrorismo di Stato tra il 1976 e il 1983, gli anni dell’ultima dittatura militare”.
Subito dopo la sentenza, scrive il giornale argentino Clarin, la presidente di Abuelas
de Plaza de Mayo , Estela de Carlotto, ha abbracciato Francisco Madariaga, uno dei
35 casi di neonati sottratti e al centro di questo processo. Di questi 25 hanno recuperato
le loro vere identità, tra cui i due deputati Victoria Donda e Juan Cabandié. Nel
processo si è dibattuto del caso della stessa figlia di Carlotto, Laura, di cui non
si conoscono le sorti. Secondo stime correnti, durante la dittatura furono un migliaio
i neonati sottratti ai legittimi genitori, di questi un centinaio hanno scoperto la
verità sul loro passato. Insieme a Videla e Bignone sono stati condannati altri sette
esponenti della giunta militare con pene detentive dai 5 ai 40 anni. (R.P.)