2012-07-05 15:33:47

Siria, Assad ammette "errori" nella gestione della crisi, ma rivendica l'appoggio popolare


In Siria, secondo fonti dell’opposizione sono almeno 13 i morti nelle violenze in varie parti del Paese, mentre per la prima volta, in un intervista ad un quotidiano turco, Bashar el-Assad ha ammesso alcuni “errori” nella gestione della crisi, pur denunciando ingerenze straniere e rivendicando di avere comunque “l’appoggio del popolo”. Intanto, la Cina ha fatto sapere che non parteciperà alla Conferenza degli “amici della Siria” prevista per domani a Parigi, a cui prenderanno parte un centinaio di Paesi occidentali e arabi, e gruppi d’opposizione. Il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, in un’intervista a “Panorama”, ha dichiarato che “il conto alla rovescia” per Assad “è iniziato”, pur parlando di un “ritardo” della comunità internazionale. Davide Maggiore ne ha parlato con Marcella Emiliani, esperta di Medio Oriente:RealAudioMP3

R. - La comunità internazionale fino ad ora non si è mossa in maniera né veloce né efficace. Certamente però il regime di Bashar al Assad è ormai alle corde. A questo punto bisogna giocarla tutta sul cercare di far scendere la febbre della guerra civile e questo significa, che ci piaccia o meno, salvare un pezzo del regime, offrirgli garanzie, in maniera tale da convincerlo ad andarsene.

D. - Il ministro Terzi ha parlato di una soluzione diplomatica simile a quella libanese per la crisi siriana. E’ un’opzione praticabile?

R. – Sì, sarebbe una soluzione praticabile se naturalmente ci fosse qualcuno disposto a garantire per Bashar al Assad, garantire a lui, alla sua famiglia e a una cerchia ristretta di suoi accoliti, una forma di ricovero, salvezza; per ora pochi Paesi si sono offerti di accoglierlo e lui comunque non ha accettato.

D. – L’ultimo Paese a rifiutare questa possibilità di asilo politico per Assad è stata la Russia: che posizione ha in questo momento Mosca?

R. - Diciamo che la posizione di Mosca si è addolcita, non ammette un intervento militare esterno che l’Occidente non aveva comunque alcuna intenzione di fare, e vuole assolutamente avere voce in capitolo, perlomeno sulla transizione. Per questo corre un po’ sul filo del rasoio. Rifiuta di ricevere Assad in casa propria perché se facesse un’offerta di questo genere è evidente che ammetterebbe che il regime di Bashar al Assad sta crollando e questo ufficialmente non lo farà mai. Però non è da escludere che sia anche disponibile a riceverlo, come non è da escludere che Assad possa trovare rifugio nel vicino Iran che è il suo unico alleato in Medio Oriente.

D. – In questo contesto come può essere definito il ruolo della Cina?

R. – La Cina cerca di sfruttare tutte le congiunture per trarne un qualche vantaggio, la Siria è un Paese chiave per quel che riguarda tutte le vie di snodo del Medio Oriente. Quindi la Cina finché la situazione non cambia drammaticamente sul terreno segue quelli che sono i suoi interessi immediati, che la portano a sostenere questo regime.

D. – A proposito della situazione sul terreno, continuano anche le diserzioni nell’esercito regolare fedele al presidente in carica. La fine della crisi potrebbe essere quella di un Assad abbandonato anche dei fedelissimi?

R. – Qui stiamo parlando dei generali dell’esercito. Non è l’esercito il principale punto d’appoggio di Bashar al Assad, sono le teste di cuoio, i vari servizi di sicurezza. Comunque mi sembra che ormai in Turchia si siano rifugiati circa 14 generali, il numero è impressionante. E’ evidente che quando le Forze armate cominciano a disertare la situazione si fa davvero critica. Quello che sia Mosca sia Bashar al Assad fino a un certo punto hanno tentato di fare è di impedire che la crisi si internazionalizzasse. Bashar al Assad da un certo punto in poi ha ritenuto invece di puntare su uno scontro esterno al Paese per distrarre la comunità internazionale dal disastro interno e ormai questa è oggettivamente una crisi internazionalizzata. E’ coinvolta la Turchia, è coinvolto l’Iran, si è creato il club degli “Amici della Siria”, ci sono continui scontri al Consiglio di sicurezza dell’Onu, bisogna però che non scatti un atto bellico vero e proprio da parte della Siria nei confronti di Paesi, non come la Turchia che debole non è, ma per esempio che non cerchi di esportare la conflittualità in un Paese che invece è debolissimo come il Libano.







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