Regno Unito: ancora un fermo no dei vescovi alla legalizzazione del suicidio assistito
È di nuovo polemica in Gran Bretagna sul tema della legalizzazione del suicidio assistito.
A riaprire il dibattito l’iniziativa del Gruppo interparlamentare per la scelta sul
fine vita (All-Party Parliamentary Group on Choice at the End of Life) e dell’associazione
‘Dignità nella morte’ (“Dignity in Dying”) che hanno lanciato una consultazione nazionale
su un nuovo disegno di legge in tal senso presentato dal Governo Cameron. L’iniziativa
segue le raccomandazioni del “Rapporto Falconer” pubblicato lo scorso gennaio che
chiedeva di consentire il suicidio assistito ai malati terminali con un’aspettativa
di vita inferiore a un anno. Secondo la commissione presieduta da Lord Falconer, i
medici dovrebbero poter prescrivere dosi letali di medicine ai malati terminali, purché
questi abbiano espresso chiaramente il desiderio di morire, siano in possesso delle
facoltà mentali, assumano autonomamente tali farmaci. Dura la reazione dell’arcivescovo
di Southwark, mons. Peter Smith, che si occupa di temi bioetici ed è alla guida del
Dipartimento per la responsabilità cristiana e la cittadinanza della Conferenza dei
vescovi d’Inghilterra e Galles (Cbcew). In una nota diffusa nella stessa giornata
di ieri, il presule ricorda polemicamente che l’iniziativa del gruppo parlamentare
è l’ultima di “una serie di proposte presentate e ripetutamente bocciate dal Parlamento
in questi ultimi cinque anni”, e che anche l’Associazione dei medici britannici (Bma)
ha ribadito di recente la propria contrarietà alla modifica della legislazione in
vigore. “La legge attuale ha lo scopo fondamentale di difendere la dignità umana di
tutti e di proteggere le persone più vulnerabili”, sottolinea la nota. Mons. Smith
ribadisce quindi che “piuttosto che porre prematuramente fine alla vita di una persona
quello che è necessario per i malati terminali sono cure palliative universalmente
accessibili e adeguatamente finanziate”. (A cura di Lisa Zengarini)