Tensione Siria-Turchia. Mosca dice no all'asilo politico per il presidente siriano
Assad
Nessun confronto Stati Uniti-Russia sull’asilo politico al presidente siriano Assad.
Lo ha ribadito il ministro degli Esteri, Lavrov, dopo alcune indiscrezioni di stampa.
Intanto sale la tensione tra Damasco e Ankara a due settimane dall’abbattimento di
un caccia turco mentre oggi Ankara ha annunciato il ritrovamento in mare dei corpi
dei piloti. Il presidente siriano, in un’intervista, ha accusato la Turchia di sostenere
i terroristi. Intanto nel Paese, oggi, sono una ventina le vittime della violenza.
Benedetta Capelli ha raccolto l’opinione di Fabio Grassi, esperto di
questioni turche, autore del libro “Atatürk. Il fondatore della Turchia moderna”:
R. – Penso
che sia utile precisare una cosa, cioè che Assad non ha dato l’intervista a un quotidiano
turco qualsiasi ma a un quotidiano fortemente, decisamente oppositore dell’attuale
governo del primo ministro. Questo è un primo aspetto interessante. Certamente la
posizione di Assad è piuttosto dura ma è anche molto dura quella della Turchia negli
ultimi tempi verso il regime di Assad ed è forte proprio l’interventismo dell’amministrazione
turca in questo periodo. Io ero a Istanbul quando è stato abbattuto l’aereo; pochi
giorni dopo ho avuto occasione di parlare con un’importante studiosa e ci siamo messi
a vagliare tutte le possibili motivazioni razionali di quella che appare anche più
una provocazione o un’imprudenza: abbiamo esaurito tutte le teorie complottiste, dietrologiche,
senza riuscire a trovare, per la verità, una spiegazione convincente, il che è forse
la cosa più preoccupante. Evidentemente una chiave di lettura possibile è quella di
un sostegno alla componente sunnita della Siria contro quella che è un’amministrazione
alawita e che rappresenta una parte minoritaria della popolazione siriana. Sta di
fatto che l’amministrazione turca, due, tre anni fa proclamava come principio forte
della sua politica estera “zero problemi con i vicini”.
D. - Perché è cambiato
il giudizio nei confronti del regime di Assad?
R. - Una spiegazione che si
può dare è che Ankara rivendica un suo ruolo di interlocuzione che finisce per essere
quasi anche una richiesta di essere ascoltata molto attentamente. E questa richiesta
si basa su una grande crescita economica, quindi su una maggiore forza oggettiva del
Paese.
D. – Un’eventuale uscita di scena di Assad per la Turchia che cosa potrebbe
significare?
R. – La Turchia sta chiaramente navigando contro il regime di
Assad e la cosa più logica che si possa pensare come obiettivo della Turchia è un
regime siriano in qualche modo affine, sintonico con i movimenti della "primavera
araba" e quindi che portino sia a un assetto più democratico, sia alla prevalenza
di partiti o di movimenti che sono nell’area sunnita.
D. – Faceva cenno alla
potenza economica della Turchia, oggi questo Paese come si colloca nello scacchiere
geopolitico e soprattutto che Paese è?
R. – La Turchia si colloca in un’area
strategica fondamentale, però è un Paese che ha una collocazione ancora incompiuta
e la va cercando recuperando anche il retaggio della sua natura ottomana. C’è un dato
di fatto, e poi alla fine lì dobbiamo sempre tornarci, è un Paese che si muove "sciolto",
relativamente parlando, nel momento in cui le cose con l’Unione europea stanno andando
a finire male. Certo faremmo altri discorsi se la Turchia fosse già membro dell’Unione
europea o comunque fosse prossima ad esserlo.