Non si fermano le aggressioni contro i cristiani dell'India, perpetrate da ultranazionalisti
indù con la complicità della polizia. Gli ultimi episodi in ordine di tempo sono avvenuti
in Karnataka e in Uttar Pradesh. Sajan George, presidente del Global Council of Indian
Christians (Gcic), denuncia una situazione "non più tollerabile per l'India laica",
dove "sempre più spesso i cristiani non godono della libertà costituzionale di professare
e praticare la propria religione, nei loro luoghi di culto". Il primo luglio scorso
- riferisce l'agenzia AsiaNews - a Vijayapura (Karnataka) il rev. Kantharaj Hanumanthappa,
pastore della Chiesa pentecostale Zion Prarthana Mandira, stava conducendo un servizio
di preghiera nella sua abitazione. All'improvviso, circa 20 attivisti del Bajrang
Dal (gruppo ultranazionalista indù) hanno interrotto il raduno, insultando i fedeli
presenti e accusandoli di fare proselitismo tra gli indù. Per non far degenerare la
situazione, il pastore ha deciso di interrompere il servizio. Poi, insieme ad alcuni
dei presenti si è recato alla stazione di polizia di Burmasagar per sporgere denuncia,
ma gli agenti non hanno effettuato ancora alcun arresto. Una situazione analoga si
è verificata nel villaggio di Rahika (distretto di Sitapur, Uttar Pradesh), durante
un raduno di tre giorni (26-28 giugno) di una Chiesa pentecostale della zona. Intorno
alla mezzanotte del primo giorno, alcuni poliziotti si sono introdotti nella casa
del pastore Ramgopal, gli hanno sequestrato il cellulare e lo hanno portato alla stazione
di polizia. Gli agenti lo hanno minacciato: "O ve ne andate via da qui e non tornate
mai più, o ti arrestiamo". Inutili gli interventi di funzionari locali del Gcic: la
polizia ha rilasciato il pastore solo dopo avergli fatto firmare una dichiarazione,
in cui prometteva di non condurre più alcun servizio di preghiera nella zona. "Episodi
come questi - sottolinea Sajan George - sono ormai una consuetudine, soprattutto negli
Stati guidati dal Bharatiya Janata Party (Bjp, partito ultranazionalista indù). Membri
del Sangh Parivar attaccano la vulnerabile comunità cristiana, nel silenzio e nella
protezione delle autorità. I nostri appelli per garantire maggiore sicurezza sono
inutili". (R.P.)