Cresce in Italia il triste business delle ecomafie: l’appello di Napolitano
Un business che vale quasi 17 miliardi e che interessa 296 clan, 6 in più dell'anno
precedente. Sono alcuni dati sulla situazione delle ecomafie in Italia contenuti nel
Rapporto 2012 di Legambiente presentato stamane a Roma. Da parte sua il presidente
della Repubblica Napolitano chiede di potenziare il contrasto alle ecomafie. Il servizio
di Fausta Speranza:
“Le ecomafie
dilagano in gran parte del Paese e penetrano in nuovi settori”. Il Rapporto non lascia
dubbi: gli eco-criminali sono sempre di più. Un giro di malavita che ruota intorno
ai rifiuti, che si nutre di abusivismo, che spazia dai furti d'arte al traffico di
animali fino alla pirateria agroalimentare. Guardando in particolare alla questione
rifiuti, si scopre che quelli scomparsi nel nulla nel 2011 ammontano a circa 13,3
milioni, considerando solo 9 delle 16 inchieste dove è stato contestato il traffico
organizzato di rifiuti e dove è stato possibile risalire ai sequestri effettuati.
Dunque, almeno 346.000 tonnellate di rifiuti gestiti illegalmente che per essere trasportate
avrebbero bisogno di 13.848 Tir. Nel Rapporto si dà un’immagine drammatica ed efficace:
messi in fila uno dietro l'altro i Tir formerebbero una colonna lunga oltre 188 chilometri.
Di fronte al fenomeno ecomafia in triste aumento, l’appello del capo dello Stato Giorgio
Napolitano: "E' fondamentale – dice - lo sviluppo di un'intensa attività di prevenzione
da attuarsi ricorrendo a iniziative che promuovano soprattutto tra i giovani la cultura
del rispetto e della tutela del territorio".
Resta da dire che i 16,6 miliardi
derivanti dagli affari illegali delle cosiddette ecomafie sono così suddivisi: 3,1
addebitabili alla gestione dei rifiuti speciali, 1,8 all'abusivismo edilizio, 300
milioni all'archeomafia (furti sono aumentati del 13,1%, i sequestri del 50%), il
valore dei sequestri nel settore agroalimentare è stato di 1,2 miliardi, mentre i
reati contro la fauna e il traffico di animali hanno fatto registrare la cifra di
3 miliardi; i restanti 7,2 miliardi sono frutto di investimenti a rischio in cui si
nasconde la mano delle mafie come per esempio “6,2 miliardi da opere pubbliche e un
miliardo dalla gestione dei rifiuti urbani”. Anche il mercato illegale del cemento
e dell'abusivismo edilizio non si ferma: 25.800 le nuove costruzioni e le ristrutturazioni
per un fatturato 'illegale' stabile a 1,8 miliardi, e pari a circa 18,3 miliardi dal
2003 (anno dell'ultimo condono edilizio) a oggi. Da parte sua, il procuratore nazionale
antimafia, Pietro Grasso, parla di fatturato in generale della mafia valutato sui
140-150 miliardi l'anno.