2012-07-03 15:57:07

Unesco, accesso ai farmaci: crisi acuisce disuguaglianze


È un tema davvero cruciale quello del diritto al trattamento sanitario che ha riunito ieri a Trento, nelle sale della Fondazione di studi scientifici umanistici e religiosi Bruno Kessler, il Comitato di bioetica dell’Unesco, presieduto dal prof. Stefano Semplici dell’Ateneo di Tor Vergata. A seguire l’avvenimento c’era Claudia Stamerra:RealAudioMP3

Il panel internazionale ha esposto i punti essenziali dell’agenda 2012-2013 mettendo in luce i rapporti tra sviluppo medico e bioetica e la necessità di combattere fenomeni drammatici acuiti dalla crisi come la discriminazione nell’accesso alle cure e la stigmatizzazione della malattia. L’Occidente, dove esistono sacche di inefficienza critica, non è escluso. Stefano Semplici, presidente del Comitato di Bioetica dell’Unesco:

“Guai a pensare che le faglie insidiose della disuguaglianza tagliano semplicemente il Nord dal Sud del mondo. Queste faglie della disuguaglianza dovrebbero creare problemi di coscienza etica anche nel cosiddetto Nord del mondo”.

Le difficoltà risiedono anche nell’impatto economico dell’assistenza sanitaria anche dove l’attesa di vita è più elevata:

“Non c’è dubbio che il problema dell’assistenza sanitaria è anche un problema di allocazione delle risorse e di efficienza ed efficacia. Il costo dell’assistenza sanitaria é destinato a crescere, sia perché andiamo incontro a un progressivo invecchiamento della popolazione, sia perché capita spesso che le cure più efficaci comportino un incremento e non una riduzione dei costi”.

La crisi economica che il mondo attraversa è un ulteriore fattore di aggravio e riflessione anche in Italia:

“Quando arriva la crisi, la crisi rende ancora più difficile - e lo vediamo in questi giorni con le problematiche in relazione alla spending review - garantire le risorse che sono indispensabili per assicurare un sistema sanitario efficiente e aperto a tutti”.

La raccomandazione è quella di non perdere mai di vista a tutti i livelli il gravissimo rischio legato alla discriminazione:

“Le risorse devono essere mobilitate anche per portare sollievo alla condizione di vita di milioni di esseri umani che in molti Paesi del mondo non possono contare su una speranza di vita di 80 anni, come accade in Italia, ma di poco più di 40”.







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