2012-07-03 15:01:16

Otto attentati in un mese alle cooperative di Libera Terra: "Diamo fastidio, andiamo avanti"


Dalla Sicilia alla Puglia, passando per la Campania, bruciano i raccolti delle cooperative di Libera che coltivano su terreni confiscati alle mafie. L’ultimo incendio, ieri notte, ha bruciato 12 ettari di grano a Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, dove è attiva la cooperativa “Le Terre di Don Peppe Diana”. Otto episodi in un mese che non possono più definirsi coincidenze, ma attentati, come spiega al microfono di Roberta Barbi uno dei referenti di Libera Campania, Giuseppe Fiorenza:RealAudioMP3

R. – Denunciamo un attacco concentrico sui terreni confiscati e proprio due giorni fa, prima che cominciasse la raccolta del grano - qui a Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta - una decina di ettari sono stati bruciati. È stata una strategia che evidentemente richiama il dolo, il fastidio per l’importanza che sta avendo la confisca dei beni, non solo dei beni immobili, ma anche dei terreni che vengono inutilizzati. È la testimonianza della possibilità che contro le mafie si può anche vincere, che addirittura si può dare lavoro a cooperative giovanili.

D. – “Le Terre di Don Peppe Diana” sono anche la prima cooperativa Libera Terra in Campania. Oggi, in occasione della mietitura del grano avete organizzato una manifestazione…

R. – In Campania, ci sono tante cooperative che lavorano sui terreni confiscati. “Le Terre di Don Peppe Diana” - con questo nome molto importante e molto significativo, che indica un capovolgimento anche semantico - non sono terre dei clan dei Casalesi, sono le terre di Don Peppe Diana. Questi ragazzi avevano avuto l’assegnazione temporanea di questo terreno, perché noi abbiamo chiesto che fosse assegnato, come doveroso che sia, tramite bando pubblico.

D. – La manifestazione di oggi com’è andata?

R. - Non era tanto una manifestazione di solidarietà, noi siamo venuti qua, al fianco dei trebbiatori, abbiamo quindi fatto un po’ da scorta civile e sociale. La cosa più importante era questa risposta immediata. Cito un po’ di Vangelo: stiamo facendo qua quell’operazione di “dividere il grano dal loglio”. Stamattina, abbiamo salvaguardato il grano che servirà per fare i paccheri di Don Peppe Diana e stiamo cercando di estirpare definitivamente questa “mala pianta” che rovina la salute, la vita della gente e la libertà dei ragazzi.

D. – Perché mozzarelle, vino, paccheri, passata di pomodoro e arance fanno così paura?

R. – Perché sono buone! E sono prodotti da giovani in cooperativa, quindi non sono più patrimonio dell’onnipotenza mafiosa.

D. – Ieri, il presidente di Libera don Ciotti, alla chiusura dell’assemblea nazionale ha detto: “Si andrà avanti con più forza e determinazione di prima”…

R. – C’è questa bellissima espressione che Luigi Ciotti usa molto spesso: “Il morso del più”. Cioè: non bisogna accontentarsi di quello che si fa quotidianamente, ma bisogna, invece, avere la capacità di guardare sempre avanti, con maggiore vigore e con maggiore forza. Questo, però, vale anche per le istituzioni.








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