Otto attentati in un mese alle cooperative di Libera Terra: "Diamo fastidio, andiamo
avanti"
Dalla Sicilia alla Puglia, passando per la Campania, bruciano i raccolti delle cooperative
di Libera che coltivano su terreni confiscati alle mafie. L’ultimo incendio, ieri
notte, ha bruciato 12 ettari di grano a Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta,
dove è attiva la cooperativa “Le Terre di Don Peppe Diana”. Otto episodi in un mese
che non possono più definirsi coincidenze, ma attentati, come spiega al microfono
di Roberta Barbi uno dei referenti di Libera Campania, Giuseppe Fiorenza:
R. – Denunciamo
un attacco concentrico sui terreni confiscati e proprio due giorni fa, prima che cominciasse
la raccolta del grano - qui a Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta - una decina
di ettari sono stati bruciati. È stata una strategia che evidentemente richiama il
dolo, il fastidio per l’importanza che sta avendo la confisca dei beni, non solo dei
beni immobili, ma anche dei terreni che vengono inutilizzati. È la testimonianza della
possibilità che contro le mafie si può anche vincere, che addirittura si può dare
lavoro a cooperative giovanili.
D. – “Le Terre di Don Peppe Diana” sono anche
la prima cooperativa Libera Terra in Campania. Oggi, in occasione della mietitura
del grano avete organizzato una manifestazione…
R. – In Campania, ci sono tante
cooperative che lavorano sui terreni confiscati. “Le Terre di Don Peppe Diana” - con
questo nome molto importante e molto significativo, che indica un capovolgimento anche
semantico - non sono terre dei clan dei Casalesi, sono le terre di Don Peppe Diana.
Questi ragazzi avevano avuto l’assegnazione temporanea di questo terreno, perché noi
abbiamo chiesto che fosse assegnato, come doveroso che sia, tramite bando pubblico.
D.
– La manifestazione di oggi com’è andata?
R. - Non era tanto una manifestazione
di solidarietà, noi siamo venuti qua, al fianco dei trebbiatori, abbiamo quindi fatto
un po’ da scorta civile e sociale. La cosa più importante era questa risposta immediata.
Cito un po’ di Vangelo: stiamo facendo qua quell’operazione di “dividere il grano
dal loglio”. Stamattina, abbiamo salvaguardato il grano che servirà per fare i paccheri
di Don Peppe Diana e stiamo cercando di estirpare definitivamente questa “mala pianta”
che rovina la salute, la vita della gente e la libertà dei ragazzi.
D. – Perché
mozzarelle, vino, paccheri, passata di pomodoro e arance fanno così paura?
R.
– Perché sono buone! E sono prodotti da giovani in cooperativa, quindi non sono più
patrimonio dell’onnipotenza mafiosa.
D. – Ieri, il presidente di Libera don
Ciotti, alla chiusura dell’assemblea nazionale ha detto: “Si andrà avanti con più
forza e determinazione di prima”…
R. – C’è questa bellissima espressione che
Luigi Ciotti usa molto spesso: “Il morso del più”. Cioè: non bisogna accontentarsi
di quello che si fa quotidianamente, ma bisogna, invece, avere la capacità di guardare
sempre avanti, con maggiore vigore e con maggiore forza. Questo, però, vale anche
per le istituzioni.