Nota di Propaganda Fide sull'ordinazione episcopale in Cina, senza mandato del Papa
La Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli interviene sull’ordinazione episcopale
del Rev. Giuseppe Yue Fusheng, nell’Amministrazione Apostolica di Harbin, in Cina
e precisa che un’ordinazione episcopale, come la presente, senza mandato pontificio
si oppone direttamente all’Ufficio, concesso dal Signore a Pietro e ai suoi Successori
in quanto Capi del Collegio dei Vescovi, Vicari di Cristo e Pastori della Chiesa universale,
e danneggia l’unità della Chiesa e tutta l’opera di evangelizzazione. Come ha scritto
il Santo Padre Benedetto XVI nella Lettera ai Vescovi, ai Presbiteri, alle Persone
consacrate e ai Fedeli laici della Chiesa cattolica nella Repubblica Popolare Cinese
(27 maggio 2007, n. 9), “si può comprendere che le Autorità governative siano attente
alla scelta di coloro che svolgeranno l’importante ruolo di guide e di pastori delle
comunità cattoliche locali, attesi i risvolti sociali che - in Cina come nel resto
del mondo - tale funzione ha anche nel campo civile”. Ma bisogna tener presente
che “ la nomina dei Vescovi tocca il cuore stesso della vita della Chiesa in quanto
la nomina dei Vescovi da parte del Papa è garanzia dell’unità della Chiesa e della
comunione gerarchica. Per questo motivo il Codice di Diritto Canonico (cfr can. 1382)
stabilisce gravi sanzioni sia per il Vescovo che conferisce liberamente l’ordinazione
episcopale senza mandato apostolico sia per colui che la riceve: tale ordinazione
rappresenta infatti una dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una grave violazione
della disciplina canonica”.
“Il Papa - prosegue la Lettera - quando
concede il mandato apostolico per l’ordinazione di un Vescovo, esercita la sua suprema
autorità spirituale: autorità ed intervento, che rimangono nell’ambito strettamente
religioso. Non si tratta quindi di un’autorità politica, che si intromette indebitamente
negli affari interni di uno Stato e ne lede la sovranità”. Del resto, aggiunge
il Santo Padre, “la nomina di Pastori per una determinata comunità religiosa è
intesa, anche in documenti internazionali, come un elemento costitutivo del pieno
esercizio del diritto alla libertà religiosa”.
La nomina dei Vescovi è
una questione non politica, ma religiosa. L’ordinazione episcopale di Harbin è
stata programmata in modo unilaterale e produrrà divisioni, lacerazioni e tensioni
nella comunità cattolica in Cina. La comunità cattolica di Harbin non vuole un’ordinazione
episcopale illegittima. La sopravvivenza e lo sviluppo della Chiesa possono avvenire
soltanto nell’unione al Romano Pontefice al Quale, per primo, è affidata la Chiesa
stessa, e non senza il Suo consenso, come invece avviene con le ordinazioni che,
come questa, sono prive del mandato pontificio. Se si vuole che la Chiesa in Cina
sia cattolica, non si deve procedere a ordinazioni episcopali che non abbiano la previa
approvazione del Santo Padre.
Il Rev. Yue Fusheng è stato informato da tempo
che non ha l’approvazione pontificia: la sua ordinazione sarà illegittima; egli sarà
privo dell’autorità di governare la comunità cattolica diocesana, e la Santa Sede
non lo riconoscerà come il Vescovo di Harbin. Per la sua eventuale ordinazione illegittima
restano fermi, pertanto, anche per lui gli effetti della sanzione in cui si incorre
per la violazione della norma del canone 1382 del Codice di Diritto Canonico
(cfr Dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi del 6 giugno
2011).
I Vescovi consacranti si espongono anch’essi alle gravi sanzioni canoniche,
previste dalla legge della Chiesa (in particolare dal canone 1382 del Codice di
Diritto Canonico). Le Autorità governative sono state informate che l’ordinazione
episcopale del Rev. Yue Fusheng è priva dell’approvazione del Santo Padre. Essa contraddirebbe
quei segni di dialogo, auspicato dalla Parte Cinese e dalla Santa Sede, che si sta
cercando di porre.