Appello di associazioni e comunità: lo Stato non sta pagando l'accoglienza dei minori
arrivati dal Nord Africa
Immediate e chiare risposte in merito all’insostenibile situazione che si è creata
in riferimento ai minorenni stranieri giunti in Italia a seguito dell’ emergenza del
Nord Africa e accolti da associazioni e comunità residenziali, specie nel Sud. E’
ciò che chiedono il CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, e altre
organizzazioni impegnate su questo fronte. La preoccupazione riguarda la mancata erogazione
da parte dello Stato dei fondi promessi, ma anche l’assenza di piani per il dopo
emergenza, cioè dal 2013 in poi. Un caso emblematico che mostra, tra l’altro, l’esistenza
in Italia di un sistema di tutele sempre più debole. Adriana Masotti ha chiesto
a Liviana Marelli, responsabile minori del CNCA, che cosa non ha funzionato
in tutta questa vicenda:
R. - Faccio
una premessa per evitare che ci siano confusioni. Qui non stiamo parlando genericamente
dei minori stranieri non accompagnati, per i quali vale la normativa italiana secondo
cui intervengono i comuni sul cui territorio il minore è stato trovato privo di tutela.
Qui parliamo specificatamente di una procedura particolare, impostata dal Ministero
del Welfare, per la cosiddetta “emergenza Nord Africa”; quindi quei minori che arrivavano
dalle coste africane a Lampedusa, alle coste siciliane. Per questi minori, il governo
italiano, aveva previsto la copertura dell’accoglienza, attraverso le strutture ponte
piuttosto che direttamente nelle comunità educative, garantendo alle strutture che
accoglievano questi ragazzi, una copertura economica per i progetti, e quindi per
il lavoro svolto, di 80 euro al giorno che coprivano l’anno 2011 e il 2012. In realtà,
al di là delle accoglienze avvenute, lo Stato non sta pagando. Non sta pagando dalla
metà dell’anno scorso, e non ci sono, in questo momento, investimenti e pagamenti
per il 2012. Quindi ci sono realtà che hanno accolto regolarmente i minori su invito
del governo, che in questo momento stanno supportando autonomamente i costi dell’accoglienza,
ma che non sono più in grado neanche di pagare gli operatori, per mancanza di pagamento
da parte dello Stato. Noi abbiamo delle realtà, per esempio il Progetto Sud che è
di Lamezia Terme, i cui operatori non sono pagati da aprile, hanno un credito nei
confronti dello Stato di più di 200 mila euro, e questo è solo un esempio.
D.
- Quali sono le giustificazioni, le risposte da parte del governo?
R. - Se
le avessimo… il fatto è che non lo sappiamo! Io non glielo so dire dal momento che
le realtà che accolgono non hanno delle risposte. I comuni non sono coinvolti perché
la procedura non è quella solita, e per altro i comuni non so dirle se da gennaio
prossimo interverranno o meno. Quello che mi è stato detto è che c’è una mancanza
di liquidità.
D. - Voi dite che non è stato previsto nulla neanche per il
futuro, per i prossimi anni ..
R. - Questo famoso canale diverso che lo Stato
ha avviato per i minori nell’emergenza africana, almeno teoricamente, doveva coprire
il periodo fino al 31 dicembre del 2012. Ora, noi non abbiamo idea di cosa succederà
nonostante le richieste e le sollecitazioni, perché noi siamo arrivati ai comunicati
stampa dopo aver cercato di capire insieme alle prefetture, alle regioni, ai comuni
... La preoccupazione è che a gennaio 2013, i minori stranieri ritornino ad essere
esattamente come tutti gli altri. Allora, o lo Stato negozia con i comuni la continuità,
o altrimenti il cerino rimane in carico alle organizzazioni, le quali possono scegliere:
o andare avanti e tenere questi ragazzi mettendoci risorse proprie, che non hanno
– perché alcune cooperative stanno chiudendo, non si pagano gli stipendi ecc... Perchè
anche lì si parla di lavoro, non solamente nelle altre realtà italiane-, oppure li
dimettono. Le conclusioni le faccio trarre a lei su cosa vuol dire dimettere i ragazzi,
dopo aver investito energie, pensiero… e cosa significa sul piano della tutela, non
accompagnare i ragazzi all’autonomia.
D. - Dopo questi tentativi vari e ora
i comunicati stampa per segnalare questo problema, che cosa vi resta da fare? Avete
pensato a qualche altra forma di pressione?
R. - Abbiamo anche già provato
altre forme. Purtroppo è come se ci ascoltassero solo in pochi. Credo che arriveremo
a valutare noi come Cnca, ma anche insieme ad altre organizzazioni come l’Unicef,
ci rivolgeremo al Garante... Cercheremo sicuramente di dare visibilità alla questione
anche attraverso forme concrete di manifestazione pubblica, perché al di là dei minori
non accompagnati, che appunto ha questa specificità, è un po’ tutto il sistema di
protezione e di tutela che oggi rischia di essere non garantito. Il sistema del welfare
è sempre un po’ l’ultima ruota del carro. E le cooperative sociali non sono le banche
dello Stato.