2012-07-03 17:40:51

Appello di associazioni e comunità: lo Stato non sta pagando l'accoglienza dei minori arrivati dal Nord Africa


Immediate e chiare risposte in merito all’insostenibile situazione che si è creata in riferimento ai minorenni stranieri giunti in Italia a seguito dell’ emergenza del Nord Africa e accolti da associazioni e comunità residenziali, specie nel Sud. E’ ciò che chiedono il CNCA, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, e altre organizzazioni impegnate su questo fronte. La preoccupazione riguarda la mancata erogazione da parte dello Stato dei fondi promessi, ma anche l’assenza di piani per il dopo emergenza, cioè dal 2013 in poi. Un caso emblematico che mostra, tra l’altro, l’esistenza in Italia di un sistema di tutele sempre più debole. Adriana Masotti ha chiesto a Liviana Marelli, responsabile minori del CNCA, che cosa non ha funzionato in tutta questa vicenda:RealAudioMP3

R. - Faccio una premessa per evitare che ci siano confusioni. Qui non stiamo parlando genericamente dei minori stranieri non accompagnati, per i quali vale la normativa italiana secondo cui intervengono i comuni sul cui territorio il minore è stato trovato privo di tutela. Qui parliamo specificatamente di una procedura particolare, impostata dal Ministero del Welfare, per la cosiddetta “emergenza Nord Africa”; quindi quei minori che arrivavano dalle coste africane a Lampedusa, alle coste siciliane. Per questi minori, il governo italiano, aveva previsto la copertura dell’accoglienza, attraverso le strutture ponte piuttosto che direttamente nelle comunità educative, garantendo alle strutture che accoglievano questi ragazzi, una copertura economica per i progetti, e quindi per il lavoro svolto, di 80 euro al giorno che coprivano l’anno 2011 e il 2012. In realtà, al di là delle accoglienze avvenute, lo Stato non sta pagando. Non sta pagando dalla metà dell’anno scorso, e non ci sono, in questo momento, investimenti e pagamenti per il 2012. Quindi ci sono realtà che hanno accolto regolarmente i minori su invito del governo, che in questo momento stanno supportando autonomamente i costi dell’accoglienza, ma che non sono più in grado neanche di pagare gli operatori, per mancanza di pagamento da parte dello Stato. Noi abbiamo delle realtà, per esempio il Progetto Sud che è di Lamezia Terme, i cui operatori non sono pagati da aprile, hanno un credito nei confronti dello Stato di più di 200 mila euro, e questo è solo un esempio.

D. - Quali sono le giustificazioni, le risposte da parte del governo?

R. - Se le avessimo… il fatto è che non lo sappiamo! Io non glielo so dire dal momento che le realtà che accolgono non hanno delle risposte. I comuni non sono coinvolti perché la procedura non è quella solita, e per altro i comuni non so dirle se da gennaio prossimo interverranno o meno. Quello che mi è stato detto è che c’è una mancanza di liquidità.

D. - Voi dite che non è stato previsto nulla neanche per il futuro, per i prossimi anni ..

R. - Questo famoso canale diverso che lo Stato ha avviato per i minori nell’emergenza africana, almeno teoricamente, doveva coprire il periodo fino al 31 dicembre del 2012. Ora, noi non abbiamo idea di cosa succederà nonostante le richieste e le sollecitazioni, perché noi siamo arrivati ai comunicati stampa dopo aver cercato di capire insieme alle prefetture, alle regioni, ai comuni ... La preoccupazione è che a gennaio 2013, i minori stranieri ritornino ad essere esattamente come tutti gli altri. Allora, o lo Stato negozia con i comuni la continuità, o altrimenti il cerino rimane in carico alle organizzazioni, le quali possono scegliere: o andare avanti e tenere questi ragazzi mettendoci risorse proprie, che non hanno – perché alcune cooperative stanno chiudendo, non si pagano gli stipendi ecc... Perchè anche lì si parla di lavoro, non solamente nelle altre realtà italiane-, oppure li dimettono. Le conclusioni le faccio trarre a lei su cosa vuol dire dimettere i ragazzi, dopo aver investito energie, pensiero… e cosa significa sul piano della tutela, non accompagnare i ragazzi all’autonomia.

D. - Dopo questi tentativi vari e ora i comunicati stampa per segnalare questo problema, che cosa vi resta da fare? Avete pensato a qualche altra forma di pressione?

R. - Abbiamo anche già provato altre forme. Purtroppo è come se ci ascoltassero solo in pochi. Credo che arriveremo a valutare noi come Cnca, ma anche insieme ad altre organizzazioni come l’Unicef, ci rivolgeremo al Garante... Cercheremo sicuramente di dare visibilità alla questione anche attraverso forme concrete di manifestazione pubblica, perché al di là dei minori non accompagnati, che appunto ha questa specificità, è un po’ tutto il sistema di protezione e di tutela che oggi rischia di essere non garantito. Il sistema del welfare è sempre un po’ l’ultima ruota del carro. E le cooperative sociali non sono le banche dello Stato.







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