A Roma il Gruppo di contatto internazionale sulla Somalia
“Troppo sangue è stato versato dalla società somala”. Queste le parole del ministro
degli Esteri italiano, Giulio Terzi, che ha inaugurato ieri a Roma i lavori del Gruppo
di contatto internazionale sulla Somalia, che proseguono oggi. Presenti delegazioni
di 28 Paesi, 10 organismi internazionali e i rappresentanti dei principali gruppi
politici somali. Tra gli argomenti in discussione, la bozza per la Costituzione stilata
con l’ausilio dell’Onu: un accordo è stato raggiunto il 20 giugno e dovrà essere approvata
entro il prossimo 20 agosto. Al momento, la missione africana Amisom ha ridimensionato
l’insurrezione attiva degli Al Shabaab, ma zone del Paese restano senza controllo.
Della situazione in Somalia e delle prospettive, Fausta Speranza ha parlato
con Aldo Pigoli, docente di storia dell’Africa contemporanea all’Università
Cattolica di Milano:
R. – Il Paese
è in una costante situazione di instabilità politico-miliare e dal 1991 non c’è controllo
in parte del territorio, da parte delle istituzioni. La Somalia ha un contesto politico,
sociale, estremamente frammentato, seppure all’interno di una coesione di tipo etnico
che riguarda la maggior parte della popolazione, appunto di etnia somala, però estremamente
frammentata dal punto di vista dei clan, familiare. Questo ha caratterizzato l’instabilità
degli ultimi vent’anni insieme alla presenza di gruppi politico-militari, politico-economici,
che cercavano di controllare varie parti del territorio, i famosi “warlords” somali.
Il problema della pirateria è emerso in maniera evidente negli ultimi anni, poi c’è
il tema del terrorismo che, soprattutto dall’11 settembre, ha visto la Somalia come
uno dei principali epicentri.
D. – L’approvazione della Costituzione attesa
per il 20 agosto che prospettive dovrebbe aprire?
R. – Dalla fine dell’anno
scorso, è in atto un processo legato alla cosiddetta road map per la Somalia,
che è un documento che riguarda la definizione di questioni come la sicurezza, la
Costituzione nuova della Somalia in sostituzione di quella che sta per scadere, la
definizione di nuove istituzioni, l’inclusione delle varie componenti politico-sociali
del Paese, la questione della pirateria ed altro… Diciamo che il processo sta andando
avanti in maniera positiva sia da un punto di vista della definizione delle varie
questioni in ballo, sia dal punto di vista concreto della capacità delle istituzioni
di far applicare questa road map, una nuova costituzione e quello che verrà in futuro.
Da un altro punto di vista, però, non bisogna dimenticare che questo è uno degli ennesimi
tentativi di riappacificazione interna di processo di sviluppo politico-istituzionale
che in passato più di una volta sono falliti. Le attese sono molte. C’è anche forse
la sensazione da più parti che sia la volta buona, sia la volta giusta, però all’interno
del contesto somalo l’instabilità regna ancora sovrana e tutti guardano al processo
di pace e di sviluppo istituzionale somalo con grande attenzione, perché da questo
potrebbe dipendere poi a catena la capacità dell’intera regione di stabilizzarsi.