Lavoro. Istat: disoccupati record fra i giovani. L'esperto: serve fiducia
La disoccupazione in Italia a maggio ha subito un lieve calo, ma resta altissima,
al 36.2%, quella giovanile. Sono i dati sul mercato del lavoro diffusi oggi dall’Istat,
a cui si aggiunge l’annuncio di ieri della Fiat che chiuderà cinque stabilimenti Iveco
in Europa entro l’anno. Roberta Barbi ha raggiunto telefonicamente la prof.ssa
Maria Teresa Salvemini, consigliere del Cnel, per un commento sulla situazione:
R. – Questo
problema della disoccupazione non è limitato al fatto che ci sia qualche grande impresa
che licenzia, come la Fiat, ma è un problema generale di scarsità della domanda di
tutti i sistemi avanzati. L’origine non riguarda però un particolare punto del sistema:
è tutto il sistema che ha perso posti di lavoro a causa del ridursi delle disponibilità
a pagare della famiglia: si riduce la disponibilità delle famiglie e la voglia di
comprare. Meno occupati ci sono, meno soldi da spendere ci sono e più disoccupati
si producono. Ma c’è anche una preoccupazione di tutti i consumatori, per cui invece
di spendere di più spendono di meno. La situazione è di una gravità estrema.
D.
– I dati Istat diffusi oggi fotografano una situazione di lieve calo della disoccupazione
in Italia…
R. – I dati da un giorno all’altro possono avere oscillazioni. L’indicatore
disoccupazione può significare che la discesa della domanda si è fermata e che qualche
minimo di ripresa ci sia. Dobbiamo sperare nella fiducia, cioè che le imprese ricomincino
a credere che nei prossimi sei mesi riusciranno a vendere i loro prodotti e quindi
ricomincino a produrre e che le famiglie credano che tra sei mesi avranno ancora un
reddito e quindi continuino a spendere anziché non spendere.
D. – La disoccupazione
tra i giovani però è al 36,2 per cento, la più alta di sempre…
R. – Anche in
Spagna pare che sia addirittura al 50 per cento. Credo che l’Istat misuri certamente
bene la disoccupazione dei giovani, però è un dato abbastanza difficile da misurarsi
perché bisogna essere iscritti alle liste di collocamento e molti sono addirittura
scoraggiati… Quindi, potrebbe darsi che smettano di iscriversi alle liste di collocamento
perché tanto sanno che non troveranno mai un lavoro. Io su questi dati non fonderei
un grande discorso di cambiamento della situazione.
D. – Restando sempre in
tema giovanile, c’è chi chiede incentivi per le assunzioni degli under 30 e per i
giovani imprenditori: possono essere una soluzione?
R. – Non penso che ci sia
questa soluzione. Non si possono spostare gli incentivi da una categoria all’altra.
Non credo in questo tipo di cose. A parte il fatto che lo Stato non ha queste risorse,
non vedo perché dobbiamo privilegiare un under 30 e non un padre di famiglia che ha
50 anni… L’incentivo principale sarebbe la riduzione generalizzata del divario tra
i salari e la tassazione sul posto di lavoro, riducendo in qualche modo la tassazione
sul lavoratore, ad esempio i contributi previdenziali: si è fatto sempre molto in
passato, questo in qualche modo può ridurre il costo di lavoro per le imprese.