Israele. Il nunzio: modifica didascalia su Pio XII, atto di onestà intellettuale
“Pio XII e l’Olocausto”, questo il titolo della didascalia comparsa per la prima volta
nel 2005 nello Yad Vashem di Gerusalemme, il Memoriale dello sterminio degli ebrei
sotto il nazismo e il fascimo negli anni del secondo conflitto mondiale. Nel testo
– che è stato modificato – si accusava Papa Pacelli di non avere difeso gli ebrei
denunciando la loro persecuzione. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo
Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele, che nel 2007 aveva protestato
pubblicamente, sollevando il caso a livello internazionale:
R. - La notizia
per me non è stata una sorpresa; perché dal 2007, da quella protesta, scaturì anche
un impegno di lavoro con Yad Vashem, che ha potato a diversi incontri, tra i quali
anche un workshop organizzato dall’Istituto Ratisbon dei Salesiani nel marzo del 2009,
prima della visita del Santo Padre. Ci sono stati anche altri frequenti contatti,
che avevano già portato al pensiero di sostituire questa didascalia, poi successivamente
all’impegno anche del direttore del Consiglio di amministrazione e finalmente, alcuni
mesi fa, si è arrivati alla discussione dei contenuti di questa nuova presentazione.
Quindi, per me è stato vedere realizzato quello che era maturato in questi tempi.
D. - Dunque, non si può certo parlare di pressione del Vaticano, come infatti
ha escluso la dirigenza del Museo, ma di un’opera di giusta mediazione. Ma qual è
la portata di questa modifica? Si può parlare di correzione e di recupero del ruolo
positivo svolto da Papa Pacelli?
R. – No. Credo che bisogna vedere ciò come
primo passo nel senso di apertura a una visione un po’ più aderente a quello che è
stato lo spirito e l’azione del Papa e della Santa Sede. Se lei tiene presente la
precedente didascalia, si renderà conto che c’è un cambiamento di approccio. Nella
prima c’erano giudizi di condanna molto espliciti, fatti in prima persona dal Museo.
Ora, c’è invece una presentazione della controversia tuttora esistente, nel senso
che esiste un filone di storiografia - bene o male informato - di libri, di posizioni
che danno un’interpretazione molto negativa secondo la quale il Papa non si sarebbe
pronunciato e non avrebbe condannato pubblicamente, insieme con tutte le altre accuse
che si muovono. Adesso, lo Yad Vashem prende atto che c’è ancora questa controversia
tra coloro che hanno un’interpretazione negativa e chi invece vede l’azione del Papa
e della Santa Sede in senso positivo, perché ha salvato molte vite umane dal momento
che si era ritenuto che una condanna avrebbe avuto effetti molto più catastrofici
rispetto all’azione delle autorità naziste. In conclusione, si auspica l’apertura
degli archivi per arrivare a capire ancora meglio, perché finché non si avrà la possibilità
di studiare più approfonditamente sui documenti originali ci sarà ancora questa controversia.
Ora, nella didascalia c’è il riferimento al messaggio natalizio di Pio XII del 1942,
c’è il riferimento all’azione del Papa Pacelli in favore degli ebrei. Ci sono gli
aspetti positivi e gli aspetti di critica.
D. - Possiamo dire che questa integrazione
testimonia la volontà di onestà intellettuale da parte della direzione del Museo,
lasciando aperto il giudizio storico riguardo l’azione di Pio XII in quel drammatico
contesto?
R. - Sono stato a contatto per tutti questi sei anni con la direzione
del Museo: posso dire che c’è veramente onestà storica. Non ci sono pregiudizi riguardo
una posizione ideologica contraria, perché non è stata cambiata solo quella scritta,
ma il fatto stesso di aver tenuto questo workshop nel Museo - e di avere auspicato
e di auspicare tutt’ora che si possa continuare ad avere simili iniziative culturali
insieme, assieme al desiderio, espresso ripetutamente, che storici di Yad Vashem possano
avere accesso alla documentazione per avere uno studio più accurato - tutto questo
dimostra una certa volontà e apertura intellettuale senza pregiudizi e non una condanna
a priori. Purtroppo, tutta l’evoluzione che c’è stata dopo la pubblicazione del famoso
libro "Il Vicario" e tutto il resto, la ricerca di un capro espiatorio, è stato una
realtà. Ma veramente credo che negli storici di Yad Vashem ci sia questa onestà intellettuale.