La spiritualità della Russia ortodossa in una mostra dell’arcivescovo fotografo
di Vólogda
In Russia la straordinaria ricchezza della spiritualità cristiana ortodossa si mantiene
da secoli inalterata nelle terre della Vólogda, una regione del nord dagli orizzonti
infiniti, dalla bellezze naturali mozzafiato. Prima della rivoluzione sovietica vi
si contavano 38 monasteri, parecchi ancor oggi sono animati da comunità di monaci;
così come devotissimi fedeli frequentano un migliaio delle 1340 chiese preesistenti.
A questa “Fivaida” – chiamata con il nome della Tebaide del deserto egiziano, dove
fiorirono numerosi i monasteri dei primi cristiani, e che da sempre ha donato alla
Chiesa santi eremiti e asceti, intrepidi monaci, custodi e difensori dell’ortodossia
russa – è dedicata una spettacolare mostra fotografica inaugurata ieri sera a Roma
nel Centro russo di scienza e cultura. Protagonista l’arcivescovo Maximilian di Vólogda
e di Velikij Ustug perché proprio lui ha fermato le immagini di una bellezza affascinante
di quel patrimonio naturale e spirituale che si manifesta e si vive ogni giorno, ma
è sconosciuto alla cristianità di Occidente ed è tanto importante per la causa ecumenica.
Fra queste immagini indimenticabili quelle degli affreschi di Dionisio di Mosca, iconografo
del ‘500, nel monastero di Ferapóntovo; del lastricato del monastero di Kirillo Belozersk,
il più grande della Russia, ove sono incise le “tavole della storia”; delle cupole
turchesi della chiesa che si affaccia sul fiume Kubeno; del volto del monaco Gherasim.
L’arcivescovo-fotografo, “emozionato perché mi trovo in Italia”, ha detto che non
dovevano restar nascosti nello scrigno tanti tesori, che dicono le meraviglie della
bellezza del Creato e della vera arte . A contribuire alla realizzazione di questa
mostra, per la prima volta fuori dalla Russia dopo il successo raccolto a Mosca e
a San Pietroburgo, hanno collaborato personalità del Sovrano Militare Ordine di Malta,
il presidente della Camera di commercio italo-russa e rappresentanti di aziende italiane,
presenti alla “vernice” con autorità religiose, civili e diplomatici. (A cura di
Graziano Motta)