Santi Pietro e Paolo. Il Papa: le forze del male non prevarranno, pregate perché serva
la Chiesa con forza e mitezza
La Chiesa “non è una comunità di perfetti, ma di peccatori” che hanno bisogno dell’amore
di Dio: è uno dei passaggi dell’intensa omelia di Benedetto XVI alla Messa di stamani
nella Basilica Vaticana in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, copatroni
della Chiesa di Roma. Durante la celebrazione, il Pontefice ha imposto la stola del
Pallio - simbolo di comunione dei vescovi con il Successore di Pietro - a 43 nuovi
arcivescovi metropoliti. Ad altri tre presuli verrà invece consegnato nelle loro sedi
metropolitane. Alla Messa ha partecipato anche una delegazione del Patriarcato ecumenico
di Costantinopoli, inviata da Bartolomeo I. All’Angelus, in Piazza San Pietro, il
Papa ha quindi chiesto ai fedeli di pregare affinché egli possa continuare a servire
la Chiesa con forza e mitezza. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Pietro e Paolo,
fratelli nella fede in Cristo. Nella Messa per celebrare i Patroni della Chiesa di
Roma, Benedetto XVI ha sottolineato come la tradizione cristiana abbia sempre considerato
i due Apostoli come “inseparabili”. Se la prima coppia biblica, con Caino che uccide
Abele, ci mostra “l’effetto del peccato”, Pietro e Paolo “hanno realizzato un nuovo
modo di essere fratelli vissuto secondo il Vangelo”, e ciò nonostante fossero “differenti
umanamente l’uno dall’altro e malgrado nel loro rapporto non siano mancati conflitti”:
“Solo
la sequela di Gesù conduce alla nuova fraternità: ecco il primo fondamentale messaggio
che la solennità odierna consegna a ciascuno di noi, e la cui importanza si riflette
anche sulla ricerca di quella piena comunione cui anelano il Patriarca ecumenico e
il Vescovo di Roma come pure tutti i cristiani”.
Il Papa si è dunque soffermato
sulla missione che il Signore ha affidato a Pietro di essere roccia, “fondamento visibile
su cui è costruito l’intero edificio spirituale della Chiesa”. E ha sottolineato la
“tensione che esiste tra il dono che proviene dal Signore e le capacità umane”, “la
debolezza umana”. Una tensione che ritroviamo nella storia dello stesso papato:
“Da
una parte, grazie alla luce e alla forza che vengono dall’alto, il papato costituisce
il fondamento della Chiesa, pellegrina nel tempo; dall’altra, lungo i secoli emerge
anche la debolezza degli uomini, che solo l’apertura all’azione di Dio può trasformare”.
Ha
così richiamato “la chiara promessa” di Gesù: “le porte degli inferi, cioè le forze
del male non potranno avere il sopravvento”. Quella di Gesù, ha spiegato il Papa,
è una promessa più grande di quelle fatte agli antichi profeti. “Questi, infatti,
erano minacciati solo dai nemici umani, mentre Pietro” dovrà essere difeso “dal potere
distruttivo del male”:
“Pietro viene rassicurato riguardo al futuro della
Chiesa, della nuova comunità fondata da Gesù Cristo e che si estende a tutti i tempi,
al di là dell’esistenza personale di Pietro stesso”.
Benedetto XVI ha quindi
rivolto il pensiero al simbolo delle chiavi del Regno dei Cieli affidate da Cristo
a San Pietro, che ha il potere di “legare e sciogliere”:
“Il parallelismo
‘sulla terra…nei cieli’ garantisce che le decisioni di Pietro nell’esercizio di questa
sua funzione ecclesiale hanno valore anche davanti a Dio”.
Appare chiaramente,
ha soggiunto, che “l’autorità di sciogliere e di legare consiste nel potere di rimettere
i peccati”. E questa grazia, ha detto, “che toglie energia alle forze del caos e del
male è nel cuore del ministero della Chiesa”:
“Essa non è una comunità di
perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio,
bisognosi di essere purificati attraverso la Croce di Gesù Cristo”.
I detti
sull’autorità di Pietro, ha affermato il Papa, lasciano dunque trasparire proprio
che “il potere di Dio è l’amore, l’amore che irradia la sua luce dal Calvario”. Infine,
rivolgendosi ai metropoliti che hanno ricevuto il Pallio, ha richiamato la dimensione
fondamentale della “comunione che è la Chiesa”:
“Animati da questa certezza,
sentiamoci tutti insieme cooperatori della verità, la quale – sappiamo – è una e 'sinfonica'
e richiede da ciascuno di noi e dalle nostre comunità l’impegno costante della conversione
all’unico Signore nella grazia dell’unico Spirito”.
Dopo la Messa, all’Angelus
in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha ringraziato con affetto i fedeli che assieme
al cardinale vicario, Agostino Vallini, e ai giovani cattolici “riunitisi spontaneamente
in gruppo attraverso i social network” si sono raccolti per esprimergli vicinanza
spirituale:
“Cari amici, vi ringrazio cordialmente per questo gesto di affetto
e per le vostre iniziative a sostegno del mio ministero apostolico e per favorire
in ogni ambiente una coraggiosa e attiva testimonianza cristiana. Conto anche sulle
vostre preghiere per continuare a servire la Chiesa con la mitezza e la forza dello
Spirito Santo”.
Il Papa non ha mancato, inoltre, di sottolineare quanto
Roma porti inscritti nella sua storia i segni della vita e della morte di San Pietro
e San Paolo, un martirio che è “segno di unità della Chiesa”:
“Ma i Santi
Pietro e Paolo brillano non solo nel cielo di Roma, ma nel cuore di tutti i credenti
che, illuminati dal loro insegnamento e dal loro esempio, in ogni parte del mondo
camminano sulla via della fede, della speranza e della carità”.
Quindi,
ha rivolto un saluto particolare alla delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli,
levando una preghiera alla Vergine affinché “conduca tutti i credenti in Cristo al
traguardo della piena unità”.