Orvieto, Settimana di aggiornamento pastorale. Intervista con mons. Sigalini
La Chiesa non è "un'agenzia" dispensatrice di "servizi religiosi", ma una comunità
universale di persone legata dal vincolo dell'Eucaristia. In un'epoca di postmodernità,
il Centro di orientamento pastorale (Cop) ribadisce l'importanza di questo valore
assoluto, al termine della Settimana di aggiornamento pastorale terminata ieri a Orvieto.
Il presidente del Cop e vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, indica
al microfono di Fabio Colagrande, quale sia l'unica possibilità degli evangelizzatori
di oggi nei riguardi dell'Eucaristia:
R. – Avere il
coraggio di proporla senza reticenze. Sta aumentando tra i fedeli l’attenzione all’Eucaristia,
perché in molte parrocchie, in molte chiese – anche chiese di ospedali – si fanno
adorazioni continuate, per giornate e notti intere. Questo è un fatto di grande importanza.
A noi però, che siamo dentro il mondo ecclesiale, nella pastorale, preme fare in modo
che questa pratica di pietà, l'adorazione al Santissimo, non diventi una devozione
qualsiasi ma sia il tornare al centro della vita cristiana, perché l’Eucaristia è
quella che fonda la Chiesa ed è il corpo di Cristo, che è ancora presente in mezzo
a noi per darci la forza di vivere.
D. – Quindi, dimenticare l’origine eucaristica
della Chiesa significa poi non capire cos’è la Chiesa?
R. – Sì, la facciamo
diventare una società, oppure un’"agenzia" di distribuzione di servizi religiosi.
Invece no: è il corpo di Cristo.
D. – Nel suo intervento conclusivo, lei ha
ricordato che l’Eucaristia è anche sacrificio, è anche espiazione...
R. – Certo,
è anche sacrificio, perché questo amore non è un insieme di emozioni o di sentimenti
che oggi ci sono e domani non ci sono: l’amore, sempre, quando è vero, dona se stesso
fino alla consumazione di sé, come fanno tanti genitori per i figli, come fanno tante
persone per coloro che amano. Sacrificio, quindi, vuol dire che vogliamo accostare
l’Eucaristia, consapevoli di essere trascinati dentro una decisione senza ritorno
per amore.
D. – Ed è l’Eucaristia quella che può dare forza nella vita di ogni
giorno...
R. – Certo, abbiamo ascoltato anche alcune belle esperienze di qualche
imprenditore, di una famiglia, che ci aiutavano a vedere quale fosse il nostro rapporto
con la vita di famiglia, con l’Eucaristia, come lo vivevamo. E emergevano veramente
delle cose molto belle, perché questi sposi dicevano: la nostra vita di amore è anche
fatica, è anche perdono, è anche un insieme di difficoltà, che dobbiamo superare assieme,
un cammino. Noi sappiamo che c’è una forza che mantiene questa decisione limpida e
questa forza di volontà di continuare a insistere sulla nostra comunità di amore,
sia nell’educare i figli come nel volerci bene fra di noi. E direi che siamo riusciti
anche a far cogliere che l'Eucaristia non è un dato separato dalla nostra vita, non
è un "bollo" che si vede appiccicato alla domenica, ma è una costante precisa della
nostra esistenza.