2012-06-29 14:30:12

Orvieto, Settimana di aggiornamento pastorale. Intervista con mons. Sigalini


La Chiesa non è "un'agenzia" dispensatrice di "servizi religiosi", ma una comunità universale di persone legata dal vincolo dell'Eucaristia. In un'epoca di postmodernità, il Centro di orientamento pastorale (Cop) ribadisce l'importanza di questo valore assoluto, al termine della Settimana di aggiornamento pastorale terminata ieri a Orvieto. Il presidente del Cop e vescovo di Palestrina, mons. Domenico Sigalini, indica al microfono di Fabio Colagrande, quale sia l'unica possibilità degli evangelizzatori di oggi nei riguardi dell'Eucaristia:RealAudioMP3

R. – Avere il coraggio di proporla senza reticenze. Sta aumentando tra i fedeli l’attenzione all’Eucaristia, perché in molte parrocchie, in molte chiese – anche chiese di ospedali – si fanno adorazioni continuate, per giornate e notti intere. Questo è un fatto di grande importanza. A noi però, che siamo dentro il mondo ecclesiale, nella pastorale, preme fare in modo che questa pratica di pietà, l'adorazione al Santissimo, non diventi una devozione qualsiasi ma sia il tornare al centro della vita cristiana, perché l’Eucaristia è quella che fonda la Chiesa ed è il corpo di Cristo, che è ancora presente in mezzo a noi per darci la forza di vivere.

D. – Quindi, dimenticare l’origine eucaristica della Chiesa significa poi non capire cos’è la Chiesa?

R. – Sì, la facciamo diventare una società, oppure un’"agenzia" di distribuzione di servizi religiosi. Invece no: è il corpo di Cristo.

D. – Nel suo intervento conclusivo, lei ha ricordato che l’Eucaristia è anche sacrificio, è anche espiazione...

R. – Certo, è anche sacrificio, perché questo amore non è un insieme di emozioni o di sentimenti che oggi ci sono e domani non ci sono: l’amore, sempre, quando è vero, dona se stesso fino alla consumazione di sé, come fanno tanti genitori per i figli, come fanno tante persone per coloro che amano. Sacrificio, quindi, vuol dire che vogliamo accostare l’Eucaristia, consapevoli di essere trascinati dentro una decisione senza ritorno per amore.

D. – Ed è l’Eucaristia quella che può dare forza nella vita di ogni giorno...

R. – Certo, abbiamo ascoltato anche alcune belle esperienze di qualche imprenditore, di una famiglia, che ci aiutavano a vedere quale fosse il nostro rapporto con la vita di famiglia, con l’Eucaristia, come lo vivevamo. E emergevano veramente delle cose molto belle, perché questi sposi dicevano: la nostra vita di amore è anche fatica, è anche perdono, è anche un insieme di difficoltà, che dobbiamo superare assieme, un cammino. Noi sappiamo che c’è una forza che mantiene questa decisione limpida e questa forza di volontà di continuare a insistere sulla nostra comunità di amore, sia nell’educare i figli come nel volerci bene fra di noi. E direi che siamo riusciti anche a far cogliere che l'Eucaristia non è un dato separato dalla nostra vita, non è un "bollo" che si vede appiccicato alla domenica, ma è una costante precisa della nostra esistenza.







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