In migliaia ad Assisi per la prima Marcia per la sicurezza del lavoro dell'Anmil
Circa tremila persone - cittadini, esponenti istituzionali e sindacali, organizzazioni
provenienti da tutta Italia - hanno preso parte oggi ad Assisi alla prima Marcia per
la sicurezza del lavoro promossa dall’Anmil, associazione nazionale lavoratori mutilati
e invalidi del lavoro. Al termine del percorso, nella Basilica di Santa Maria degli
Angeli, il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha celebrato una Messa per
commemorare le vittime degli infortuni in ambito lavorativo. Al microfono di Adriana
Masotti, le parole di Franco Bettoni, presidente nazionale dell’Anmil:
R. – Sicuramente,
è importante portare l’attenzione ai temi della sicurezza e la marcia fa proprio questo:
portare l’attenzione non soltanto tra di noi, vittime di incidenti sul lavoro, ma
tra la gente comune, tra i giovani. Si tratta di temi che non riguardano solo alcune
persone, ma l’intera comunità.
D. – In un momento di crisi economica come quello
attuale, forse si fa avanti la tentazione di tagliare sulla sicurezza, di chiudere
un occhio. E’ corretto dire, invece, che un imprenditore che investe sulla sicurezza
ci guadagna?
R. – Innanzitutto, rispettare le norme di sicurezza è un obbligo.
Ma sicuramente quelle aziende che rispettano la sicurezza hanno anche un guadagno
e, soprattutto, riescono meglio a portare sul mercato i propri prodotti. Prima di
tutto, però, rispettare le norme di sicurezza è una forma di rispetto verso i lavoratori
e le lavoratrici. La paura è che, in un momento di ritenzione dei costi, in cui li
si vuole abbassare, qualcuno lo faccia proprio a danno della sicurezza. Noi siamo
convinti che la maggioranza degli imprenditori sia seria e dobbiamo invece combattere
chi non rispetta queste norme.
D. – La sicurezza è anche questione di legalità,
e quindi “no” al lavoro nero. Ma è anche una questione di norme precise, di formazione
dei lavoratori e di controlli. Quali aspetti, tra questi, sono ancora carenti in Italia?
R.
– La legge che abbiamo è buona e va rispettata. Bisogna rispettare i controlli, riuscire
ad arrivare in quelle aziende dove i dati statistici dell’Inail ci aiutano a capire
avvengono gli infortuni, nelle piccole e medie imprese. Ma prima di tutte queste cose,
che comunque servono e vanno fatte, bisogna formare una cultura della sicurezza nei
giovani, nei futuri lavoratori e nei futuri imprenditori, come anche nei lavoratori
odierni, i quali devono capire che gli incidenti non succedono agli altri ma potrebbero
accadere anche a loro.
D. – Come è nata quest’idea di fare, per la prima volta,
una marcia nazionale su queste tematiche?
R. – L’idea è nata per portare in
piazza la gente comune non per protestare, ma per sensibilizzare le persone su un
tema importante, che tocca tutti da vicino. Partendo dalle nostre esperienze, dalle
nostre storie, dal nostro vissuto e dalle nostre ferite visibili e non, vogliamo portare
al centro dell’attenzione il tema della sicurezza, con l’aiuto di tutti e anche con
l’aiuto della stampa.
D. – C’è qualcosa in particolare che chiederete, su questo,
al governo?
R. – Noi non chiediamo nulla, noi siamo vicini al capo dello Stato.
Egli chiede la sicurezza e noi, come Associazione, la chiediamo da quando siamo nati,
perché siamo vittime di incidenti sul lavoro, e il nostro compito è quello di sensibilizzare,
far sì che agli non succeda quello che è successo a noi.