Guatemala: il presidente Molina presenta la riforma costituzionale
Il presidente del Guatemala, Otto Pérez Molina, ha finalmente fatto conoscere, dopo
settimane di attesa, la prima bozza di proposte per modificare la Costituzione del
1985. Il documento comprende circa 50 emendamenti e dovrebbe essere presentato al
Congresso entro lunedì. Per Pérez Molina, le modifiche non hanno altro obiettivo che
“rafforzare le istituzioni del Paese”. Le modifiche principali sono la riduzione dei
membri dell’Assemblea nazionale del Guatemala dagli attuali 158 a 140 membri, l’ampliamento
del ruolo dei militari per “includere la sicurezza dei cittadini” e alcune disposizioni
“finalizzate a rafforzare il sistema giudiziario”. La proposta di ridurre le dimensioni
del Congresso – una richiesta della società civile – ha incontrato resistenza da parte
di partiti minori, secondo i quali in questo modo verrebbe ridotta la loro presenza
nell’Assemblea legislativa e si verrebbe infine a creare un sistema bipartitico. Per
quanto riguarda i militari, Pérez Molina, un ex capo dell’intelligence militare (D-2),
propone di aumentare il suo ruolo dalla “difesa della sovranità e integrità territoriale”
al sostegno alle forze di sicurezza civile per compiti di “sicurezza interna”. Gli
osservatori fanno notare che questa disposizione violerebbe gli accordi di pace del
1996 che conclusero 36 anni di guerra civile. Per altri analisti la mossa non è altro
che l’istituzionalizzazione di una tendenza che aveva già raccolto consenso sotto
la precedente amministrazione di centro-sinistra del presidente Alvaro Colom (2008-2012).
Con le nuove modifiche si permetterebbe anche a un civile di diventare ministro della
Difesa. Per quando riguarda il potere giudiziario, il presidente Pérez Molina propone
di regolare la professione legale e istituire un Consiglio di sorveglianza. La Corte
Suprema sarebbe ridotta da 13 a nove membri e i giudici resterebbero in carca nove
anni invece dei cinque attuali. La bozza del documento riconosce anche i diritti delle
popolazioni indigene del Guatemala, il secondo Paese dell’America Latina dopo la Bolivia
per l’ampiezza della sua componente nativa (60% del totale della popolazione delle
Nazioni Unite stima). La bozza, in particolare, prevede il riconoscimento delle lingue
indigene, oltre allo spagnolo, come lingue ufficiali. Un altro elemento che ha attirato
l’attenzione è che la bozza di Costituzione darebbe la possibilità allo Stato di possedere
fino al 40% delle aziende che sfruttano le risorse naturali del Paese. (R.P.)