Siria: in una Homs assediata i gesuiti ospitano una trentina di famiglie
“La città vecchia è occupata da uomini armati. Tra i civili intrappolati, 160 cristiani
e fra i 400 e i 600 civili musulmani sunniti, c’è anche un religioso. Nella casa dei
gesuiti, tra i quartieri di Hamidiyeh e Bustan Diwan, sono ospitati circa una trentina
di famiglie, molte donne e bambini”: lo racconta all'agenzia Misna una fonte raggiunta
nella città sotto assedio da settimane, dove la popolazione è ostaggio del fuoco incrociato
dell’esercito e dei gruppi armati. Da giorni la Croce Rossa sta provando a negoziare
un passaggio sicuro per i civili bloccati nei quartieri del centro storico, ma finora
ogni tentativo si è rivelato infruttuoso. “L’esercito acconsente all’evacuazione dei
civili, ma non a quella dei combattenti feriti, che necessitano cure e assistenza
medica e così ogni trattativa finisce in uno stallo” spiega la fonte per cui “nella
zona, solo un forno è rimasto attivo e pochi coraggiosi, al mattino si azzardano a
uscire per comprare un po’ di cibo”. Al centro del negoziato, l’ipotesi di un doppio
cessate il fuoco: da un lato per consentire a operatori umanitari di entrare in città
a soccorrere i feriti e dall’altro per permettere l’evacuazione dei civili. Sulla
prima ipotesi le forze dell’Esercito Siriano di Liberazione hanno posto il veto fin
dall’inizio. Mentre sulla seconda è l’esercito regolare a frenare, temendo la ‘fuoriuscita’
di ribelli e terroristi. Nella casa dei gesuiti, “l’ultimo dei religiosi rimasti sul
posto porta aiuto alla gente e sostiene le famiglie, cristiane e musulmane, che hanno
cercato rifugio dalle bombe e dalla violenza. Non solo non può andare via, come tutti,
ma non vuole neanche. Dice che non potrebbe lasciare lì donne e bambini”. Questa guerra
di posizione è in corso da settimane, “con l’esercito che bombarda indiscriminatamente
e i ribelli asserragliati nel centro storico, composto da un labirinto di vicoli e
stradine che li mettono al riparo dall’ingresso di mezzi militari pesanti” racconta
l’interlocutore, mentre la gente è sempre più a corto di cibo e medicinali. “Il rischio
è che il conflitto si trasformi in guerriglia urbana. Alcuni residenti riferiscono
che i militari hanno già avviato incursioni casa per casa con piccole unità” dice
la medesima fonte, per cui uno scenario simile avrebbe conseguenze imprevedibili per
la sicurezza della popolazione”. (R.P.)