Nove giornalisti raccontano l'Italia di oggi, attraverso i sette vizi capitali
Rileggere l’Italia attraverso i sette vizi capitali, recuperando una memoria collettiva
spesso dimenticata. Questo l’obiettivo che si pone il volume “Al mio Paese. Sette
vizi, una sola Italia”, edito da Edimedia e presentato ieri a Roma. Nel libro nove
giornalisti, tra cui la nostra collega Fausta Speranza, ripercorrono tappe della storia
italiana, tra ricordi e suggestioni. Dal delitto Pasolini al rapporto con l’Unione
Europea, dalla strage di Capaci al Concilio Vaticano II. Il servizio di Michele
Raviart:
Se l’esercizio
della virtù è un sicuro mezzo di progresso, anche il superamento del vizio, attraverso
una sua metabolizzazione nel ricordo, può essere uno sprone al miglioramento. E la
storia d’Italia è stata spesso paradigmatica in questo, trovando nei momenti più oscuri,
le scintille per la rinascita. Per questo i giornalisti coinvolti nel libro-progetto
“Al suo Paese”, declinano, attraverso racconti, che sono allo stesso tempo ricordi
e fiction, i vizi italiani della storia recente, per una catarsi quanto mai necessaria
in un periodo storico in cui si vive in un eterno presente, scollato dalle cause e
dai perché dei fatti. Un libro che nasce da un “bisogno” da giornalisti, come ci spiega
Melania Petriello, coordinatrice del volume
“Nasce dalla necessità
di ricontestualizzare la memoria e di trovare nuovi paradigmi per indagarla. Il giornalismo
di inchiesta e non solo ci insegna che riaprire gli archivi, rileggere le pagine,
riscoprire i personaggi e cercare nuove risposte, è un modo per dare senso alla sfida
che dobbiamo vincere contro la demagogia, la disaffezione, la semplificazione, che
è figlia della sottocultura”.
La cupidigia del politico che gode degli
ossequi alla sua mediocrità, l’ira di un Mezzogiorno bistrattato dalla Storia; la
gola di una burocrazia bulimica, e ancora l’invidia per un Paese che rimane unico,
malgrado la superbia verso chi vorrebbe viverci dignitosamente e la lussuria della
sua classe dirigente. Ma tra i vizi che fiaccano la società civile, il più pericoloso
rimane forse l’accidia, intesa come il conforto nel restare immobili davanti alle
sfida della vita. Sette vizi capitali e “tradizionali”, ai quali se ne può aggiungere
un ottavo. Ancora Melania Petriello:
“La Chiesa nell’antichità ne
contemplava un ottavo, cioè la tristezza, un vizio personale, intesa come incapacità
di godere del dono della vita. Se oggi dovessimo declinare l’ottavo vizio sarebbe
un vizio sociale e cioè l’impunità. E’ l’impunità che ci distrugge perché soprattutto
le nuove generazioni non hanno bisogno di parole ma di esempi e l’esempio nasce dal
merito e forse dalla certezza della pena. Qualcuno l’ha detto qualche secolo fa, evidentemente
è un classico perché il suo insegnamento è tale in eterno”.
“Al mio Paese”
è un prodotto intellettuale collettivo, il cui obiettivo è riflettere in maniera critica
sulla storia d’Italia, come ci spiega il prof. Fabrizio Dal Passo, docente
di Storia moderna alla "Sapienza" e autore della postfazione al volume.
“Si
mettono i fatti, si dà un’interpretazione culturale di alcuni fatti legati appunto
ad un vizio, ma si lascia libera la persona, che legge di capire e di interpretare
con la propria testa. Questa secondo me è la più bella risposta, che si può dare culturalmente,
parlando al futuro. C’è un bisogno enorme di recuperare il tempo, di recuperare la
memoria, e non soltanto la memoria del tempo recente, che viene dimenticata. Questa
è la prima grande esigenza: capire che cosa è successo negli ultimi dieci, venti anni.
Questo veramente vuol dire ritrovare un senso civico e portare avanti anche un senso
etico, altrimenti ci perdiamo tutto”.
Dal libro “Al mio Paese” è stato
ispirato un cortometraggio, vincitore del premio ViDay del 2012 e sarà tratto uno
spettacolo teatrale che sarà in scena al teatro Eliseo nella prossima stagione.