Mongolia al voto: in ballo economia e stato sociale
La Mongolia si reca oggi alle urne per le elezioni generali. Il Partito del popolo
(ex partito comunista) sfiderà il Partito democratico per mantenere la propria supremazia
in Parlamento. In ballo non c'è soltanto il potere esecutivo ma anche una grossa fetta
dello sviluppo economico del Paese: i "popolari" vogliono infatti ribaltare una legge
imposta dal presidente Tsakhia Elbegdor (democratico) che impone il controllo dell'esecutivo
su tutte le transazioni sopra i 75 milioni di dollari. Al momento - riporta l'agenzia
AsiaNews - i "popolari" sembrano in netto svantaggio. Un sondaggio li posiziona 14
punti percentuali sotto gli sfidanti: il 42% dei mongoli si è dichiarato democratico,
mentre solo il 28 ha espresso simpatie per gli ex comunisti. Di fatto pesano i 70
anni di governo comunista del Paese, che lo ha mantenuto in uno stato economico primordiale:
i democratici, di centrodestra, sostengono invece una bassa tassazione e pieno sostegno
alle industrie e al business privato. In questo senso le elezioni di oggi sono fondamentali
per i colossi del settore minerario: gli investimenti esteri nel settore, che rappresentano
il 62% del Pil nazionale, sono arrivati a 8 miliardi di dollari solo l'anno scorso.
Il presidente Elbegdor, in un'intervista al Financial Times, ha dichiarato di essere
pronto a ricevere suggerimenti per migliorare la legge sul controllo del denaro in
entrata, ma ha aggiunto che "si deve evitare il rischio di corruzione vista l'elevata
circolazione di denaro e i grossi interessi in gioco". Le imprese dell'estrazione
temono peraltro un periodo di incertezza dopo le elezioni parlamentari perché già
nel 2008 la tornata elettorale senza un chiaro vincitore aveva fatto esplodere proteste
nella capitale. (R.P.)