2012-06-28 07:40:29

A Ginevra vertice tra grandi potenze e Paesi arabi sulla Siria


Gli Stati Uniti e gli Emirati Arabi Uniti ritengono ''urgente l'adozione del piano Annan in Siria per prevenire ulteriori spargimenti di sangue''. Lo affermano gli Usa e gli Emirati Arabi Uniti in una nota congiunta diffusa al termine dell'incontro fra il presidente americano Barack Obama e il principe Mohammed bin Zayed Al-Nuhayan. Mentre si contano ancora morti, l'inviato delle Nazioni Unite Kofi Annan tenta l’ennesima mossa diplomatica. Il servizio di Fausta Speranza RealAudioMP3


E’ “conflitto armato”: ormai è questa l’espressione usata anche dall’Onu per definire la situazione in diverse parti della Siria. La Commissione d'inchiesta dell'Onu parla di combattimenti "sempre più militarizzati", con rifornimenti di armi che arrivano ad entrambe le parti. Anche ieri bombardamenti e scontri tra forze governative e ribelli fino alle porte di Damasco. Solo l’assalto di un commando contro la televisione siriana via satellite al Ikhbariya ha provocato sette morti. Ma il bilancio della giornata arriva a oltre 50. E c’è quello agghiacciante dell’ultimo mese: oltre 3.400 vittime. Annan si gioca l’ennesima carta diplomatica e purtroppo in tanti parlano di ultima soluzione possibile sul piano politico. Si tratta di un incontro a Ginevra convocato il 30 giugno, che deve portare intorno al tavolo le grandi potenze e i Paesi arabi.


Massimiliano Menichetti ha parlato della situazione con Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università di Trieste: RealAudioMP3

R. - Naturalmente, il fatto che il regime non sia voluto andare, in tutto questo tempo, ad alcuna forma di accordo sta portando la parola alle armi. Credo che nulla possa essere imputato all’Unione eEropea: è una forzatura, perché non è un problema di colpevolezza delle organizzazioni internazionali che - devo dire seppur non con grande capacità - hanno comunque tentato di trovare situazioni in Siria. E’ chiarissimo agli occhi di tutti che il deteriorarsi della situazione è prima di tutto dovuto all’atteggiamento durissimo del governo siriano. Detto questo, vi è pochissimo tempo prima che si brucino completamente anche le chances di possibile intervento ultimo da parte delle Nazioni unite e credo che su questo debba puntare tutta la comunità internazionale.

D. - Ma il piano Kofi Annan inviato dell’Onu e della Lega araba ormai che spazi di manovra ha?

R. – Il piano va rivisto. Va visto ormai non più come un accordo di cessate-il-fuoco, ma come interposizione. Quindi, diventa più complesso e su questo, in qualche modo, si deve trovare l’accordo con la Russia e la Cina: soprattutto con la Cina che ha dato chiare dimostrazioni di essere già in contatto, seppur in maniera molto segreta e nascosta, con le forze di opposizione ad Assad. Questa è una notizia che in genere è tenuta riservata, ma della quale siamo a conoscenza. La Cina sta già trattando, checché ne dica.

D. – Ci sono poi le forze turche che, al confine con la Siria, sono in allerta rossa dopo l’abbattimento venerdì di un caccia da parte di Damasco. Anche qui, una situazione estremamente tesa e pericolosa...

R. – Questo è esattamente l’opposto di quello che si dovrebbe fare, nel senso che quello che noi dobbiamo cercare, a mio parere, di fare come comunità internazionale è evitare che si arrivi a una vera e propria guerra civile. Fin quando si può evitare la guerra, che non è mai una soluzione, tutto va fatto. E tentare di coinvolgere la Nato, come è accaduto sulla vicenda dell’aereo turco, è un errore perché questo non spaventa Assad, il quale usando i missili contro l’aereo di Ankara ha già dato dimostrazione che non teme nulla. L’arma di evocare la Nato, come anche fa la Turchia, è un’arma spuntata. Se Assad ha deciso di andare fino in fondo andrà fino in fondo. Si devono usare altre armi, armi diplomatiche, negoziali, salvacondotti, e questo può essere fatto soltanto in sede delle Nazioni Unite.









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