Preoccupazioni e speranze per il Consiglio salva-Europa, a Bruxelles
La cancelliera tedesca Angela Merkel punta i piedi contro qualsiasi ipotesi di condivisione
del debito infuocando il clima a 48 ore dal Consiglio Europeo che dovrà determinare
i nuovi assetti economici del vecchio continente. E mentre l’accordo resta lontano,
le Borse hanno fatto registrare nervosismo in tutto il mondo, mentre la febbre sul
mercato dei titoli di Stato continua a salire. Le aste di Italia e Spagna hanno,
infatti, visto volare lo spread dei due Paesi, rispettivamente a 465 e 530 punti base.
Il servizio è di Salvatore Sabatino:
Un vertice,
quello di domani a Bruxelles, sul quale non mancano anticipazioni, come quella apparsa
ieri sul Financial Times, che parla di una possibile stretta sugli Stati "non virtuosi".
L’Europa potrebbe riscrivere, infatti, le Finanziarie dei Paesi dell'Eurozona che
in futuro violeranno le regole su deficit e debito pubblico. Salvatore Sabatino
ha chiesto a Gianfranco Viesti, docente di Economia Applicata presso l’Università
di Bari, se questa proposta può rientrare nell'ambito del piano di trasformazione
dell’area Euro in unione fiscale:
R. – Può rientrare
come passo numero due. Il passo numero uno che serve all’Europa è una soluzione definitiva
della crisi delle finanze pubbliche e dell’indebitamento degli Stati membri: abbiamo
bisogno di un intervento forte che dia garanzia illimitata sul fatto che nessuno uscirà
dall’Euro e nessuno Stato fallirà. E’ evidente che il contraltare di questo, al punto
due, deve essere il fatto che tutti gli Stati assumano degli impegni ancora più forti
nei confronti dell’Unione.
D. – Per quanto riguarda invece l’unione bancaria,
come si può creare un meccanismo di messa in sicurezza del sistema bancario?
R.
– Questo è uno dei punti meno forti politicamente, nel senso che a vantaggio di tutti,
la circostanza che rimanga un’Europa bancaria con capitali che circolano e che le
banche non abbiano problemi di rischi di fallimento per tutti quanti, comporta una
cessione di sovranità alle autorità comunitarie, alla Banca Centrale Europea, sulla
quale ci sia una certa disponibilità da parte degli Stati membri. Ma questo è un passo
accessorio al passo cruciale sulle finanze pubbliche...
D. – Il presidente
del Consiglio europeo, Van Rompuy, ha pubblicato un rapporto nel quale sottolinea
che bisogna esplorare la prospettiva degli Eurobond nel medio termine. Come si può
conciliare la sua posizione con quella nettamente contraria della Merkel?
R.
– Non si concilia. Siamo ormai da due anni almeno in questa situazione, ma i rischi
di questa situazione diventano sempre più forti, per cui c’è bisogno che la pressione
comune di tutti gli Stati membri, a cominciare dall’Italia, sul governo tedesco sia
più forte, perché i tedeschi chiedano le garanzie che ritengono necessarie, ma aprano
il passo ad una soluzione del genere.
D. – Anche perché se non s’interviene,
è in pericolo anche la Germania...
R. – Siamo in pericolo tutti. Stiamo veramente
giocando con il fuoco da molti mesi e rischiamo trasformazioni inimmaginabili e tutte
fortemente negative per le imprese, per i cittadini, per le banche. E’ il momento
che la classe dirigente europea prenda delle decisioni all’altezza di queste sfide.
D.
– C’è da segnalare infine anche un allarme dell’Ocse, in vista proprio del Consiglio
europeo dei prossimi giorni: se non arrivassero dal vertice risposte forti, si legge
in un documento, ci potrebbero essere fenomeni di contagio per Italia e Spagna. A
quel punto le cose si complicherebbero ulteriormente...
R. – Questo è un rischio
che corriamo da mesi e non a caso lo stesso Fondo monetario, l’Ocse, il governo americano,
stanno pressando molto, perché è un effetto a catena quello che si rischia e come
in tutte le reazioni a catena si sa da dove cominciano – anche da un Paese marginale
come la Grecia o da una banca relativamente marginale come Merrill Lynch nel 2008
– e non si sa poi dove vanno a finire. Quindi, tutti i nostri partner internazionali
sono sulla linea che occorra una soluzione forte e definitiva a questa questione dalla
quale ricominciare a costruire. E’ questo il vero nodo del Consiglio. Siamo tutti
un po’ scettici che ce la si possa fare, e purtroppo ogni "bricolage" in questo momento,
è insufficiente rispetto alla necessità di dare un segnale diverso ai mercati internazionali.