Morsi ai cristiani: nessuna discriminazione nel nuovo Egitto. Intervista con padre
Griech
Il neoeletto presidente egiziano, Mohammed Morsi, è al lavoro per dare forma al futuro
governo del Paese, mentre ancora resta da sciogliere il nodo dell’uscita dal potere
della giunta militare. Intanto, mentre resta valida l’ipotesi di un incarico di governo
a Mohammed el Baradei, premio Nobel ed ex direttore dell’agenzia atomica, Morsi ha
ricevuto a colloquio i rappresentanti della chiesa copta e di quella cattolica, ai
quali ha promesso che tutti i cittadini egiziani saranno trattati con pari dignità
a prescindere dal credo religioso. Stefano Leszczynski ne ha parlato con padre
Rafic Griech, portavoce della Chiesa cattolica egiziana:
R. - The Christian
community in Egypt is a little worried … La comunità cristiana in Egitto è un po’
preoccupata dal fatto che il nuovo presidente provenga dalla componente islamista
degli egiziani, dai Fratelli musulmani. E sono preoccupati non solo per le loro vite,
perché i cittadini egiziani vorrebbero che il loro Paese fosse un Paese tranquillo,
ma anche perché temono un processo di islamizzazione della società egiziana: una società
che era nota per la sua apertura, per la sua indipendenza, per la sua creatività specie
in letteratura, per la libertà di azione... Speriamo che nella nuova era che stiamo
vivendo, i cristiani possano trovare giustizia e non discriminazione. Questo è quello
che il nuovo presidente Mursi ha promesso in più occasioni e ancora ieri quando ha
incontrato i vescovi della Chiesa copta ortodossa. Oggi, ha incontrato la Chiesa cattolica
di Egitto, i cui esponenti si sono recati al palazzo presidenziale per presentare
le loro congratulazioni al nuovo presidente e per avere un colloquio.
D. -
Quali sono i punti principali la gerarchia cattolica intende discutere?
R.
- The main theme will be first of all … Prima di tutto, la giustizia per tutti
gli egiziani. Poi, che il nuovo presidente – come ha promesso – aiuti i poveri, i
senzatetto, gli analfabeti. Come lei sa, il 40% della popolazione egiziana vive al
di sotto della soglia di povertà. Questo è ciò che come cristiani chiediamo per il
popolo dell’Egitto, musulmani o cristiani che siano: migliorare le condizioni di vita
dei cittadini, affinché si possa uscire dall’attuale condizione di povertà. Questo
è uno dei temi principali che i vescovi desiderano affrontare.
D. - Che cosa
significa, per gli egiziani, la proposta del presidente di creare un governo di unità
nazionale?
R. - Since the fall of the Mubaraks, from January 2011 … Dalla
caduta di Mubarak, nel gennaio 2011, ognuno ha una sua propria idea politica, il che
fa sì che il popolo egiziano si sia diviso in tanti gruppi: liberali, socialisti,
islamisti con tutte le sfumature dell’islamizzazione. Ora, vogliamo che ci sia un
vero spirito di riconciliazione con un governo di unità nazionale che ci aiuti a tornare
ad essere un solo Paese, come è giusto che sia.