2012-06-27 15:19:18

Cortile dei Gentili. I cardinali Ravasi e Tauran discutono di diplomazia e verità


Il tema “Diplomazia e verità” è stato al centro, martedì sera a Roma, nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, del nuovo appuntamento del “Cortile dei Gentili”, la struttura del Pontificio Consiglio della Cultura dedicata al dialogo tra credenti e non credenti. Ospiti di Palazzo Borromeo, numerosi cardinali e diplomatici hanno dato vita a un vivace dibattito sulla possibilità di conciliare due termini considerati in contraddizione. Per noi c’era Fabio Colagrande:RealAudioMP3

“L’ambasciatore è un uomo onesto mandato a mentire all’estero per il bene del suo Paese”. Con un’aforisma di Izaak Walton, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano della cultura, introduce subito, nell’affollato cortile di Palazzo Borromeo, la questione centrale. E’ possibile, oltre gli stereotipi, riconciliare verità e diplomazia? Sì, se le diplomazie individuano come fondamento di verità comune la natura umana, il diritto naturale, recuperando una concezione classica di verità che si oppone all’attuale soggettivismo. Ma la “nuda veritas” di Orazio – spiega ancora il cardinale Ravasi – è più affascinante se “vestita” dalla prudenza, dalla discrezione, evitando però i rischi connaturati alla riservatezza:

“Il segreto ha sempre due volti: da un lato, è sicuramente sinonimo di discrezione, quindi custodire in un certo senso anche quegli elementi che potrebbero essere di provocazione, di esplosione perfino. Ma, dall’altra parte, ha anche un volto negativo: può voler dire nascondere ai popoli una verità che invece è necessaria, che porta all’esame di coscienza, alla critica e magari alla trasformazione di una società. Per questo, i diplomatici come i politici camminano sempre su un crinale estremamente delicato”.

E’ un diplomatico di carriera, come il cardinale Jean-Louis Tauran, già Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, a sottolineare invece come “un ambasciatore che mente, raramente giunge al suo scopo”, mentre la diplomazia deve essere sempre “al servizio della realizzazione dell’uomo”. Gli fa eco l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Diaz, quando sottolinea l’importanza di un’azione diplomatica che faccia gli interessi del proprio Paese “ma promuova al contempo il bene comune”. Nel dibattito, emergono però anche l’allarme democratico legato alla dialettica tra diplomazia e trasparenza nel mondo globalizzato e la sfida che l’istantaneità dell’informazione, all’epoca del web 2.0, lancia ai tempi lenti dei diplomatici. Riassume la discussione il padrone di casa, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Francesco Maria Greco:

R. – Oggi, stiamo assistendo ad una certa globalizzazione della verità, vale a dire non è più facile oramai nascondere le posizioni del singolo Stato, del singolo uomo politico, perché? Perché siamo, effettivamente, sotto una campana di vetro. Quindi, anche le opinioni, in qualche modo, sono state globalizzate e anche la verità è sottoposta a questo screening globale. Poi, per quello che riguarda il punto specifico del rapporto che può esistere tra la privacy e l’esternazione di determinati punti di vista, ritengo che lì abbia detto bene, ancora una volta, il cardinale Ravasi: “La verità deve essere sempre vestita di prudenza”, quindi non ci si deve far scudo di una verità assoluta e mettersi al riparo di questa verità assoluta per manifestare in maniera incondizionata e senza riserve determinati punti di vista. La prudenza è sempre d’obbligo, soprattutto per chi fa questo mestiere.

D. – Infine, come ambasciatore d’Italia presso al Santa Sede, come guarda al progetto del Cortile dei Gentili che ormai ha compiuto diversi passi in Italia e all’estero?

R. – Il Cortile dei Gentili è un’iniziativa ideale. Nasce, appunto, per fare dialogare le persone: abbiamo detto che dialogos vuol dire “la parola che attraversa”, la parola che attraversa probabilmente le frontiere, la parola che attraversa i muri della incomunicabilità. Quindi, il Cortile dei Gentili già di per sé è un’iniziativa straordinaria, molto affine alla vocazione di un diplomatico: un diplomatico deve gestire la diversità, quindi deve gestire il dialogo tra persone appartenenti a diversi credo: che siano credo politici, religiosi o di altra natura. Il Cortile dei Gentili di per sé è dunque qualcosa di estremamente vicino alla nostra sensibilità, al nostro modo di vedere le cose, alla nostra missione, al nostro operare quotidiano. Si sono allargate sempre più le frontiere alle tematiche affrontate dal Cortile dei Gentili: ritengo che stia svolgendo anche una funzione civica e sociale tutt’altro che trascurabile. Non so se sia già ufficiale il fatto che, ad esempio, una sessione del Cortile dei Gentili avrà luogo a Catanzaro, quindi in aree che rivestono e presentano qualche criticità.







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