Usa: cautela dei vescovi dopo la decisione della Corte suprema sull'immigrazione
Un passo in avanti verso una riforma umana dell'immigrazione ma da considerarsi con
cautela, perché manca ancora un sistema migratorio giusto: è il senso della nota pubblicata
dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America, giunta all'agenzia Fides,
circa la decisione della Corte Suprema del 25 giugno che ha respinto alcune delle
disposizioni contenute nella legge sull'immigrazione in Arizona. In particolare quelle
che avrebbero permesso gli arresti senza mandato di persone sospettate di un reato
che preveda l’espulsione, che avrebbero configurato come un crimine la ricerca di
lavoro nello stato, che avrebbero fatto diventare la presenza dei senza-documenti
un crimine di stato, lasciando tuttavia in vigore il controllo totale delle autorità
sui migranti. I vescovi hanno trovato motivo di speranza nella decisione (Arizona
contro Stati Uniti) in quanto ritengono che essa rifletta il loro appello per avere
leggi umane e giuste sull'immigrazione, e la loro preoccupazione perché questo tipo
di leggi potrebbero dividere le famiglie. La cautela sta nel fatto che potrebbe essere
aggiunta una nuova disposizione, secondo cui gli immigrati dovrebbero portare sempre
con sé i documenti. La nota firmata dall'arcivescovo di Los Angeles, mons. José H.
Gomez, presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza episcopale,
afferma che "la decisione della Corte Suprema di non accettare tutte le disposizioni
dell’Arizona, conferma il forte ruolo del governo federale in materia di immigrazione";
allo stesso tempo chiede al Congresso di prendere provvedimenti per attuare una riforma
urgente della legge. Il testo ricorda anche che la Chiesa cattolica negli Stati Uniti
continuerà a lottare per una "riforma del sistema migratorio nazionale che sia umana
e giusta". "La Chiesa continuerà a stare al fianco dei migranti e delle loro famiglie,
cercando sempre la giustizia" conclude l'arcivescovo Gomez. (R.P.)