2012-06-26 15:16:33

Ue, Merkel e Van Rompuy distanti sulla necessità degli Eurobond


Incontro tra i ministri delle finanze di Francia, Germania, Italia e Spagna oggi a Parigi per preparare attivamente il Consiglio Europeo di giovedì prossimo, da cui potrebbe uscire il nuovo profilo economico dell’Unione; numerosi ed importantissimi, infatti, i temi in agenda, tra i quali l’unione bancaria e di bilancio. Un vertice sul quale non mancano anticipazioni, come quella apparsa oggi sul Financial Times, che parla di una possibile stretta sugli Stati "non virtuosi". L’Europa potrebbe riscrivere, infatti, le Finanziarie dei Paesi dell'Eurozona che in futuro violeranno le regole su deficit e debito pubblico. Salvatore Sabatino ha chiesto a Gianfranco Viesti, docente di Economia Applicata presso l’Università di Bari, se questa proposta può rientrare nell'ambito del piano di trasformazione dell’area Euro in unione fiscale:RealAudioMP3

R. – Può rientrare come passo numero due. Il passo numero uno che serve all’Europa è una soluzione definitiva della crisi delle finanze pubbliche e dell’indebitamento degli Stati membri: abbiamo bisogno di un intervento forte che dia garanzia illimitata sul fatto che nessuno uscirà dall’Euro e nessuno Stato fallirà. E’ evidente che il contraltare di questo, al punto due, deve essere il fatto che tutti gli Stati assumano degli impegni ancora più forti nei confronti dell’Unione.

D. – Per quanto riguarda invece l’unione bancaria, come si può creare un meccanismo di messa in sicurezza del sistema bancario?

R. – Questo è uno dei punti meno forti politicamente, nel senso che a vantaggio di tutti, la circostanza che rimanga un’Europa bancaria con capitali che circolano e che le banche non abbiano problemi di rischi di fallimento per tutti quanti, comporta una cessione di sovranità alle autorità comunitarie, alla Banca Centrale Europea, sulla quale ci sia una certa disponibilità da parte degli Stati membri. Ma questo è un passo accessorio al passo cruciale sulle finanze pubbliche...

D. – Il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, ha pubblicato un rapporto nel quale sottolinea che bisogna esplorare la prospettiva degli Eurobond nel medio termine. Come si può conciliare la sua posizione con quella nettamente contraria della Merkel?

R. – Non si concilia. Siamo ormai da due anni almeno in questa situazione, ma i rischi di questa situazione diventano sempre più forti, per cui c’è bisogno che la pressione comune di tutti gli Stati membri, a cominciare dall’Italia, sul governo tedesco sia più forte, perché i tedeschi chiedano le garanzie che ritengono necessarie, ma aprano il passo ad una soluzione del genere.

D. – Anche perché se non s’interviene, è in pericolo anche la Germania...

R. – Siamo in pericolo tutti. Stiamo veramente giocando con il fuoco da molti mesi e rischiamo trasformazioni inimmaginabili e tutte fortemente negative per le imprese, per i cittadini, per le banche. E’ il momento che la classe dirigente europea prenda delle decisioni all’altezza di queste sfide.

D. – C’è da segnalare infine anche un allarme dell’Ocse, in vista proprio del Consiglio europeo dei prossimi giorni: se non arrivassero dal vertice risposte forti, si legge in un documento, ci potrebbero essere fenomeni di contagio per Italia e Spagna. A quel punto le cose si complicherebbero ulteriormente...

R. – Questo è un rischio che corriamo da mesi e non a caso lo stesso Fondo monetario, l’Ocse, il governo americano, stanno pressando molto, perché è un effetto a catena quello che si rischia e come in tutte le reazioni a catena si sa da dove cominciano – anche da un Paese marginale come la Grecia o da una banca relativamente marginale come Merrill Lynch nel 2008 – e non si sa poi dove vanno a finire. Quindi, tutti i nostri partner internazionali sono sulla linea che occorra una soluzione forte e definitiva a questa questione dalla quale ricominciare a costruire. E’ questo il vero nodo del Consiglio. Siamo tutti un po’ scettici che ce la si possa fare, e purtroppo ogni "bricolage" in questo momento, è insufficiente rispetto alla necessità di dare un segnale diverso ai mercati internazionali.







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