Il Papa ai terremotati: non siete soli, la Chiesa vi è vicina
Un segno “di amore e di speranza”: Benedetto XVI si è recato martedì mattina a Rovereto
di Novi, uno dei centri maggiormente colpiti dal terremoto che ha scosso nelle scorse
settimane il Nord Italia e in particolare l’Emilia Romagna. Una visita breve ma intensa
con la quale il Papa ha voluto abbracciare tutte le popolazioni colpite dal sisma.
La Chiesa, ha detto, vi è e vi sarà vicina e ha ricordato con commozione don Ivan
Martini, il sacerdote morto nel crollo della sua chiesa di Rovereto. Dal Papa anche
un forte appello alle istituzioni a farsi carico delle sofferenze di chi è nel bisogno.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Ho sentito
sempre più forte il bisogno di venire di persona in mezzo a voi”: così, con la semplicità
di un padre che vuole stare accanto ai figli nel momento del bisogno, Benedetto XVI
si è rivolto, da cuore a cuore, ai terremotati di Rovereto di Novi. E con loro, idealmente,
ha abbracciato tutti quelli che in Emilia Romagna come in Lombardia e Veneto sono
stati colpiti dalle terribili scosse del 20 e 29 maggio scorso. E’ una visita breve,
quella del Papa, che dà però grande coraggio. Lo sottolinea, a nome di tutta la popolazione,
il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani:
“In questi
giorni difficili, Santo Padre, la Sua preghiera, la Sua solidarietà e la Sua visita
di oggi ci confortano e ci dicono che possiamo e dobbiamo vincere queste sfida”.
Questo
popolo, constata con amarezza il cardinale Carlo Caffarra, ha perduto ciò che
aveva di più caro: “le sue case, le sue chiese, i suoi municipi, i luoghi di lavoro”.
E tuttavia, non ha perso la fede, la speranza:
“Alcuni giorni or sono, un
bambino, a nome di tanti altri bambini mi ha detto: ‘Ci sono tante crepe nelle nostre
case, ma nessuna nei nostri cuori’ (…) sì, Santo Padre, pur così duramente flagellato,
questo popolo sta ritrovando un’unità più vera e più profonda”.
Una fede,
sottolinea l’arcivescovo di Bologna, che si rafforza grazie anche alla testimonianza
eroica di tanti sacerdoti come don Ivan Martini, che ha perso la vita nel crollo della
sua chiesa a Rovereto di Novi. E proprio con il ricordo di questo sacerdote, inizia
il discorso di Benedetto XVI ai terremotati:
“Rendendo omaggio alla sua
memoria, rivolgo un particolare saluto a voi, cari sacerdoti, e a tutti i confratelli,
che state dimostrando, come già è avvenuto in altre ore difficili della storia di
queste terre, il vostro amore generoso per il popolo di Dio”.
Guardando
le vostre terre, ha confidato, “ho provato profonda commozione davanti a tante ferite,
ma ho visto anche tante mani che le vogliono curare assieme a voi”. E proprio a questa
voglia di “ricominciare con forza e coraggio” il Papa dedica un passaggio vibrante
del suo discorso:
“Non siete e non sarete soli! In questi giorni, in mezzo
a tanta distruzione e dolore, voi avete visto e sentito come tanta gente si è mossa
per esprimervi vicinanza, solidarietà e affetto; e questo attraverso tanti segni e
aiuti e concreti. La mia presenza in mezzo a voi vuole essere uno di questi segni
di amore e di speranza”.
Il Papa ringrazia i volontari, quanti offrono
"una testimonianza concreta di solidarietà". Né manca di rivolgere “un forte appello
alle istituzioni, ad ogni cittadino ad essere” come il Buon Samaritano, “che non passa
indifferente davanti a chi è nel bisogno” ma si fa carico “fino in fondo delle necessità
dell’altro”. E assicura che la Chiesa sarà sempre vicina alle loro sofferenze:
“La
Chiesa vi è vicina e vi sarà vicina con la sua preghiera e con l’aiuto concreto delle
sue organizzazioni, in particolare della Caritas, che si impegnerà anche nella ricostruzione
del tessuto comunitario delle parrocchie”.
Vicinanza concreta e spirituale.
Il Papa ricorda le parole del Salmo 46: “Dio è per noi rifugio e fortezza”, “perciò
non temiamo se trema la terra”:
“La sicurezza di cui parla è quella delle
fede, per cui, sì, ci può essere la paura, l’angoscia – le ha provate anche Gesù –
ma c’è soprattutto la certezza che Dio è con noi; come il bambino che sa sempre di
poter contare sulla mamma e sul papà, perché si sente amato, voluto, qualunque cosa
accada”.
Anche se siamo piccoli e fragili, ribadisce il Papa, siamo sicuri
nelle mani del Signore, affidati “al suo Amore che è solido come una roccia”. Su questa
roccia, aggiunge, “si può costruire, si può ricostruire”. E rammenta che “sulle macerie
del dopoguerra – non solo materiali – l’Italia è stata ricostruita” grazie soprattutto
“alla fede di tanta gente animata da spirito di vera solidarietà”. Voi, conclude il
Papa, siete gente “che tutti gli italiani stimano” per umanità, socievolezza, laboriosità
e giovialità. Parole corredate da un’incoraggiante esortazione:
“Rimanete
fedeli alla vostra vocazione di gente fraterna e solidale, e affronterete ogni cosa
con pazienza e determinazione, respingendo le tentazioni che purtroppo sono connesse
a questi momenti di debolezza e di bisogno”.