Nuove sanzioni Ue contro la Siria. Tensione tra Damasco e Ankara per l'abbattimento
dell'aereo turco
La comunità internazionale in allerta per un possibile allargamento della crisi siriana.
Dopo l’abbattimento da parte della contraerea di Damasco di un aereo turco, c’è il
timore che la Turchia, Paese membro della Nato, possa chiedere un intervento armato
contro la Siria. L’episodio è stato condannato da gran parte della comunità internazionale,
mentre stamani il Consiglio europeo dei ministri degli esteri ha approvato in Lussemburgo
una serie di nuove sanzioni nei confronti di Damasco, che, dalla sua, ribadisce l’inutilità
delle nuove disposizioni europee e che il suolo siriano è sacro. Ma quale efficacia
può avere la politica delle sanzioni nei confronti della Siria? Giancarlo La Vella
lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, analista ed esperto dell’area mediorientale:
R. – Che possa
essere efficace e che comunque possa indebolire ancora di più il regime del presidente
Assad è probabile, ma che possa risolvere la situazione io credo che - per il momento
- sia quasi escluso. E questo per una ragione molto semplice: noi dobbiamo ricordare
che la Siria non è la Libia; la Libia politicamente non contava assolutamente niente,
né all’interno del mondo arabo, né in chiave internazionale. Contava dal punto di
vista economico, contava il petrolio… La Siria è invece un problema per tutto il mondo.
Se noi pensiamo al rapporto con l’Iran, e paradossalmente l’Iran potrebbe giocare
persino una carta importante per cercare di placare le cose; pensiamo alla presenza
di hezbollah, in Libano; consideriamo Hamas, che oggi è meno legato alla Siria, ma
con la quale ha comunque un "cordone ombelicale"; consideriamo poi che la Siria sta
sulla testa di Israele e Israele non ha sbraitato troppo contro il regime di Assad;
e, poi, c’è questo problema con la Turchia che, forse, è il problema più serio di
tutti. Anche perché la Turchia ha molti modi di premere sulla Siria, a cominciare
da quello energetico: può tagliare l’elettricità, che in gran parte arriva proprio
dalla Turchia.
D. – Le normative Nato prevedono che in caso di abbattimento
di un aereo – com’è avvenuto – possa scattare immediatamente un’azione militare...
R.
– Sì, però è anche vero quello che dicono altri membri del Consiglio di Sicurezza,
membri permanenti con diritto di veto: finché non si arriva a chiarire, in maniera
inequivocabile, che quell’aereo non era nello spazio aereo internazionale, allora
sì questo può essere un casus belli e bisognerà evitare la guerra, magari con
qualche iniziativa; ma se fosse stato nello spazio aereo siriano, è possibile che
la situazione diventi molto più pesante. A questo punto credo che sia la diplomazia
internazionale - in un caso e nell’altro - che deve farsi sentire. Quindi le sanzioni
sono importanti, ma non bastano. Putin ha detto una cosa: la Siria risolva i suoi
problemi al suo interno. Il che significa: noi continuiamo a mettere il veto. Forse
si poteva superare il veto della Cina, ma anche la Cina ha degli interessi, questa
volta assolutamente energetici; mentre la Russia ha altri interessi, che non sono
energetici e che non sono nemmeno quelli della vendita di armi, ma sono - attraverso
la Siria - dimostrare che la Russia è ancora lì, come lo era nel passato, quando c’era
la guerra fredda e c’erano due superpotenze.
D. – Su che cosa si potrebbero
incontrare la Russia e gli altri Paesi membri?
R. – L’unica possibilità era
il piano Annan. Il piano Annan, forse rivisitandolo o bilanciandolo, si potrebbe attuare.
Non dimentichiamo che ci sono anche troppi ostacoli internazionali: un’Europa che
parla per Paesi e non come unità; un’America che non ha alcun interesse a puntare
ad altre avventure, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni, che dovrebbero riconfermare
Obama alla presidenza degli Stati Uniti. Anche in questo momento di crisi economica
internazionale, andare a riaccendere il Medio Oriente potrebbe diventare pericoloso.
D.
– Finché la crisi siriana non metterà in forse la pax internationalis, non
potrebbe neanche scattare una missione Onu di nessun tipo?
R. – La missione
Onu possibile è quella degli osservatori, è quella disarmata; non è quella di un intervento
in armi. Una missione Onu o Nato con ingresso in armi, secondo me è oggi impossibile.