Il cardinale Turkson alla Fao: sviluppare l'economia rurale per eliminare la povertà
Guardare alla "Caritas in veritate" come strumento di orientamento generale e di criteri
basilari per il futuro: questo l’auspicio espresso ieri, dal cardinale Peter Turkson,
presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, intervenuto a Roma,
presso la sede della Fao, al quarto Congresso mondiale sulla vita rurale. Organizzato
dallo stesso dicastero e intitolato “Evoluzioni e problemi del mondo rurale davanti
alle sfide della globalizzazione”, il Congresso si svolge a cinquant’anni dal primo
Incontro Internazionale dei cattolici sulla vita rurale che si tenne nel 1962, subito
dopo la pubblicazione dell’Enciclica "Mater et Magistra" di Giovanni XXIII. In particolare,
il cardinale Turkson si è soffermato sul tema dello sviluppo integrale dell’uomo e
della terra. Il servizio di Isabella Piro:
Prospettive
a lungo termine, investimenti mirati nelle infrastrutture, coinvolgimento e rafforzamento
dei principali attori delle zone rurali: sono queste le tre linee-guida indicate dal
cardinale Turkson perché il mondo rurale affronti la globalizzazione. Sono linee-guida
che si rifanno all’Enciclica "Caritas in veritate" di Benedetto XVI, uno strumento
– dice il porporato – di orientamento generale e di criteri basilari per il futuro.
Nel suo intervento, il cardinale Turkson parte da un’esperienza personale: il suo
Paese d’origine, il Ghana, è stato a lungo meta di estrazioni minerarie, soprattutto
d’oro. Ma tali operazioni, spiega, non hanno affatto migliorato le condizioni della
popolazione locale, il cui 80% vive ancora con meno di due dollari al giorno, mentre
meno del 10% dei profitti minerari restano nel Paese.
E come il Ghana, continua
il porporato, ci sono tante altre zone rurali, nel mondo, rapidamente trasformate
dagli ambigui processi della globalizzazione che ha ulteriormente complicato le sfide
delle comunità rurali. La crisi economica e finanziaria, infatti, ha portato all’aumento
dei prezzi alimentari, provocando speculazioni. E non solo: anche i prezzi del petrolio
influenzano quelli del cibo, provocando il fenomeno degli espropri terrieri e costringendo
gli agricoltori ad allontanarsi dalle loro terre. Oggi, circa 2 miliardi di persone
vivono ancora nell’insicurezza alimentare, sottolinea il presidente di "Giustizia
e pace", e questo è uno scandalo, un’offesa contro il Creatore ed i suoi figli.
Cosa
fare, dunque? L’approccio deve essere integrale, dice il cardinale Turkson, perché
la natura non può essere intesa come un qualcosa di separato dalla cultura e dalla
società umana. Di qui, la necessità di una prospettiva olistica e a lungo termine
dei bisogni e delle potenzialità umane, così da eliminare alla radice le cause strutturali
della povertà. La terra è una benedizione del Signore, ricorda il porporato, e quindi
un riferimento essenziale per il suo sviluppo devono essere gli insegnamenti della
Chiesa che ha sempre guardato con attenzione ai diritti fondamentali dell’uomo, offrendogli
non solo il sostegno della fede, ma anche le competenze necessarie alla vita pratica.
Anche perché, conclude il porporato, è vero che la vita rurale dona un contributo
vitale allo sviluppo umano integrale di tutta la società, ma è vero anche che la stessa
vita rurale vuole le opportunità per sviluppare se stessa. Solo guardando ad entrambi
gli aspetti, quindi, si può sperare in un miglioramento delle regioni povere. L’auspicio
del cardinale Turkson, dunque, è che il quarto Congresso sulla vita rurale porti ognuno
a riscoprire le proprie responsabilità ed a rafforzare la solidarietà.