2012-06-25 19:54:15

Afghanistan: carabiniere muore in un'esplosione, il cordoglio di Napolitano


Afghanistan. Dolore per la morte del carabiniere Manuele Braj ucciso ieri mattina in un attentato al campo d'addestramento della polizia afghana ad Adraskan, nella parte occidentale del Paese. Nell’esplosione, provocata da un razzo anticarro sparato dall’esterno, sono rimasti feriti anche altri 2 militari dell’Arma. Diversi pezzi e frammenti di un razzo da 107 millimetri sono stati trovati e, secondo fonti della Difesa, questo conferma la versione di un attacco degli insorti. L'esercito afghano aveva invece ipotizzato uno scoppio provocato da un errore nella manipolazione di una granata da parte dei nostri militari. Domani l’informativa del governo alla Camera. Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, appresa con profonda commozione la notizia, ha espresso i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari del caduto, rendendosi interprete del profondo cordoglio di tutto il Paese. Dal canto suo, mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia afferma che la notizia “ancora una volta ferisce il cuore di ogni italiano”, ma “non ci si può fermare: il lavoro di addestramento che compiono i militari italiani in Afghanistan, in particolare Carabinieri e Guardia di Finanza, è per la protezione e la sicurezza di quella gente”. Sulla situazione nel Paese, Giancarlo La Vella ha intervistato Maurizio Salvi dell'Ansa, appena rientrato da Kabul:RealAudioMP3

R. – La situazione è veramente preoccupante soprattutto perché – fra l’altro – arrivano soltanto alcune delle notizie delle offensive e degli attacchi che i talebani portano avanti quotidianamente. Bisogna dire che, come ogni anno dopo l’inverno, gli insorti si impegnano in una "offensiva di primavera-estate" che quest'anno si chiama “offensiva farouk” e che comporta attacchi in quasi tutte le province del Paese. Abbiamo visto una settimana fa l’attacco in un hotel e in un parco a poche decine di chilometri da Kabul, ma questa è veramente una questione quasi quotidiana. Quello che si capisce è che i talebani non sono per niente interessati al problema che l’Isaf – la Forza internazionale di assistenza alla sicurezza – si ritirerà entro il 2014. Vogliono affermare la loro forza oggi e far capire che sono gli unici interlocutori di qualunque scenario si dovesse concretizzare nei prossimi mesi in Afghanistan.

D. – Qual è la parte debole del governo di Kabul, che impedisce di avere la meglio su queste forze di opposizione?

R. – La lunga pratica di cooperazione con l’Occidente, nel senso che in questo momento Kabul ha firmato una serie di accordi di cooperazione strategica con Stati Uniti, Giappone, Francia, Gran Bretagna, Italia. Questo ha posto il presidente Karzai in una posizione evidente di schieramento con l’Occidente, e questo non piace ai talebani che, invece, sono più propensi a immaginare uno Stato islamico che sia aderente ai concetti della sharia, la legge islamica, e considera quindi Karzai come un fantoccio. Bisogna dire che effettivamente Karzai dipende, in questo momento, in gran parte dall’aiuto occidentale, senza il quale il suo esercito e le sue forze di polizia non potrebbero andare avanti.

D. – Una situazione nella quale sembra si allontani sempre di più l’ipotesi di un dialogo con i talebani moderati?

R. – Sì. E’ probabile che ci sia uno scenario di questo genere: l’Alto Consiglio per la pace, creato da Karzai, dopo quasi due anni di attività non è riuscito a concludere nulla. Di recente Karzai ha annunciato che il presidente dell'Alto Consiglio si recherà in Arabia Saudita e in Pakistan per cercare di creare i presupposti per un rilancio del dialogo. Però una cosa è certa: i margini sono molto stretti e se un dialogo ci sarà dovrà essere per forza con i talebani del Consiglio di Quetta che fa riferimento al mullah Omar. Senza il mullah Omar è molto difficile che si possa mai raggiungere un’ipotesi di pace in Afghanistan.








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