Togo: tutela dei bambini diversamente abili dalle tradizioni culturali che li emarginano
Paura, vergogna e radicate tradizioni culturali, continuano ad emarginare i bambini
disabili in Togo, come in buona parte del continente, che vengono spesso ridicolizzati,
rinchiusi, nascosti e trascurati, tagliandoli fuori dalla vita normale e aggravando
la loro situazione. I familiari stessi si prendono gioco di loro. In Togo, secondo
Christian Blind Mission (Cbm), organizzazione internazionale di assistenza ai disabili,
su una popolazione di sei milioni di abitanti circa 378 mila bambini sono disabili.
Nei villaggi più piccoli queste situazioni vengono ingigantite dalle reazioni dei
vicini di casa che costringono i portatori di handicap a rimanere rinchiusi al buio
per non essere visti, presi in giro e insultati per le loro deformità. In occasione
della recente celebrazione della Giornata del Bambino Africano - riferisce l'agenzia
Fides - è stato lanciato un monito a non trascurare i bambini disabili, non discriminarli
né usare violenza contro di loro. Infatti, in Africa, i diversamente abili continuano
ad essere esclusi dal resto dei bambini. Solo una piccola parte frequenta la scuola
e pochi di loro ricevono l’istruzione di cui hanno bisogno. Cambiare le radicate tradizioni
culturali del Paese è molto difficile, ma le famiglie i cui bimbi sono stati aiutati
sanno bene che non devono escluderli dalla vita quotidiana. Solo quando la mentalità
sarà cambiata le cose potranno migliorare anche per queste vittime innocenti. Nel
2011 il Governo togolese ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti
delle Persone con Disabilità, ed è consapevole delle ulteriori difficoltà che i diversamente
abili devono affrontare, tuttavia deve ancora fissare provvedimenti seri per aiutarli
e contrastare le credenze popolari. In Africa tra il 5 e il 10% dei bambini sono diversamente
abili, principalmente per cause genetiche e complicazioni durante il parto, per malattie
come poliomielite, morbillo, meningite e malaria cerebrale, come pure per l’alimentazione
precaria e la scarsa assistenza sanitaria. (R.P.)