Siria. Il vescovo di Aleppo: “Le parole del Papa un aiuto a cercare strade di pace”
“L’urgenza per noi è una riconciliazione nazionale. La situazione è grave, occorre
riattivare i fili del dialogo. La Siria è sempre stata un esempio di convivialità
e oggi deve ritrovare il suo volto pacifico di terra araba, cristiana e musulmana”:
è quanto dice all’agenzia Fides mons. Antoine Audo, vescovo cattolico caldeo di Aleppo,
commentando l’appello di Benedetto XVI per la pace in Siria, lanciato in occasione
dell’assemblea della Roaco (Riunione delle Opere d'Aiuto alle Chiese Orientali), che
comprende le agenzie umanitarie cattoliche impegnate a sostenere le Chiese orientali.
“L’appello del Papa è molto commovente. - afferma il vescovo - Come cristiani siriani,
ne siamo profondamente colpiti. Dalle sue parole traspare un desiderio forte di pace.
Il Papa ha usato il verbo ‘perseverare’: per noi vuol dire non avere paura delle difficoltà
e cercare con determinazione strade di pace. E’ un forte incoraggiamento. Chiediamo
la fine della violenza e preghiamo per la pace. Confidiamo nell’aiuto della Santa
Sede perché a livello internazionale si possa promuovere la pace in Siria”. Sui cristiani
in Siria, il vescovo ricorda che “la nostra presenza come Chiesa di lingua araba e
di cultura orientale, capace di convivere con l’islam, è molto importante per il Medio
Oriente e per la Chiesa universale”. Sul terreno un forte appello a rispettare la
tregua umanitaria a Homs giunge all’agenzia Fides da rappresentanti della comunità
cristiana, leader civili e notabili musulmani sunniti della città. Le famiglie intrappolate
nella città vecchia hanno ancora la speranza che ai team della Croce Rossa e della
Mezzaluna Rossa, respinti a colpi di arma da fuoco, sia consentito di portare aiuti
umanitari e di far evacuare i civili. Intanto i preti cristiani di Homs, che ricevono
giornalmente notizie dalle famiglie intrappolate, riferiscono a Fides che “la situazione
degenera di ora in ora: le famiglie sono terrorizzate, disperate, strette fra spari,
carenza di cibo e medicine”. (R.P.)