Rio+20 sullo sviluppo sostenibile. Focsiv: "Nessuna decisione vincolante"
Si è chiuso ieri in Brasile il Summit Rio + 20 con l’impegno a promuovere un’economia
verde risparmiando le risorse naturali del pianeta e sradicando la povertà tra molte
critiche inerenti l’assenza di obiettivi vincolanti e di finanziamenti. Il testo finale
approvato è intitolato “Il mondo che vogliamo”: un buon documento su cui costruire
il futuro sostenibile, affermano Onu, Stati Uniti e Brasile. Di parere opposto la
società civile e le ong. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Sergio Marelli,
presente a Rio come rappresentante della Focsiv, la Federazione di organismi cristiani
per il volontariato:
R. – Rio+20
doveva essere una conferenza epocale, a vent’anni di distanza da quella del ’92. Invece,
pur se si è trovato un accordo, poteva andare anche molto meglio. L’urgenza di mettere
in campo misure concrete avrebbe dovuto portare a decisioni sicuramente molto più
stringenti e molto più vincolanti. Come si dice, il paziente non è morto però versa
ancora in gravi condizioni.
D. – C’è dunque un accordo al ribasso, ma c’è anche
il debutto dell’economia verde, citata da tutti come un fatto positivo…
R.
– Finalmente, ci si è accorti che la crescita economica non può essere disgiunta dal
rispetto dell’ambiente e soprattutto non può non fare i conti con la limitatezza delle
risorse naturali. Tuttavia, c’è un grande rischio dietro l’angolo, ed è che sotto
la "maschera" dell’economia verde si passi oggi a mercificare i beni naturali, i beni
comuni. La green economy va praticata e applicata alla luce del rispetto dei
diritti umani fondamentali.
D. – Povertà, lotta alla fame e per la sicurezza
alimentare: da questi temi soprattutto la società civile si aspettava molto…
R.
- Ci si aspettavano impegni concreti. Non c’è per esempio una quantificazione di quanti
aiuti saranno destinati per sostenere l’agricoltura dei piccoli produttori, dei piccoli
contadini, che soprattutto nei Paesi poveri costituiscono il 70-80% della sicurezza
alimentare.
D. – Nel documento finale, però, c’è un risultato a favore della
vita: l’esclusione della frase sui “diritti riproduttivi delle donne”…
R. –
Si continua a inserire affermazioni che lasciano poi alla libera interpretazione il
come applicare le norme approvate dalla comunità internazionale. Quindi, fa bene la
Santa Sede a chiedere che ci sia una maggiore precisazione nell’escludere la violazione
del diritto alla vita.
D. - La società civile e voi, le ong, cosa pensate di
fare ?
R. – Per la prima volta, si è vista un’ulteriore convergenza: come dire,
una propositività comune. Si tratta ora di capire quanto finalmente i governi vorranno
prestare davvero attenzione a queste richieste.
D. – L’appuntamento prossimo
quale sarà?
R. – Sicuramente, il prossimo anno c’è un grande appuntamento che
è l’Assemblea generale delle Nazioni Unite che, a soli due anni dalla scadenza dei
famosi Obiettivi di sviluppo del Millennio, dovrà decidere se nel 2015 questi Obiettivi
dovranno essere riconfermati. Ma soprattutto dovrà decidere quali misure mettere in
campo per dare un colpo di reni, una sferzata finale, perché a oggi è molto chiaro
che, continuando così, nessuno di questi Obiettivi sarà raggiunto in maniera soddisfacente.