Tonnellate di aiuti alimentari inviati alla Corea del Nord dalla Comunità di Sant'Egidio
E’ appena tornato da un viaggio nella Repubblica Popolare Democratica di Corea, Mauro
Garofalo, che si occupa di relazioni internazionali per la Comunità di Sant’Egidio.
La sua visita è seguita di poco all’arrivo nel Paese asiatico di tonnellate di aiuti
alimentari raccolti dalla Comunità e destinati a bambini e anziani. Un’iniziativa
che Sant’Egidio intende ripetere per rispondere ai bisogni di una popolazione in difficoltà.
Adriana Masotti ha chiesto a Garofalo di raccontare qualcosa di quanto visto
in Corea del Nord, Paese generalmente chiuso a turisti e occidentali:
R. - Posso dire
senz’altro che è un Paese in grande difficoltà a causa di un raccolto non soddisfacente,
negli anni recenti, e quindi c’è sicuramente un problema alimentare diffuso nel Paese.
Questo lo abbiamo potuto constatare direttamente sul posto.
D. – Come è nata
l’idea di questo gesto di solidarietà nei confronti del popolo coreano?
R.
- L’idea è nata più di un anno fa, tramite contatti con la Repubblica Democratica
Popolare di Corea qui in Italia, a Roma. C’è stato richiesto un aiuto e Sant’Egidio
ha deciso di rispondere positivamente, a patto che, ovviamente, fosse possibile fare
una verifica della distribuzione dei generi che abbiamo effettivamente spedito all’inizio
dell’anno.
D. - Come si è svolta la verifica? Avete potuto muovervi nel Paese?
R.
– Sì. Siamo usciti da Pyongyang per circa cento chilometri a sud e cento chilometri
a nord. Siamo stati in un istituto per anziani che ne accoglieva circa 200, dove abbiamo
fatto una prima distribuzione e verificato le effettive necessità del luogo. Abbiamo
anche visitato un orfanotrofio a sud di Pyongyang con poco più di 100 bambini, e abbiamo
verificato l’effettiva consegna del materiale spedito. Stiamo parlando di circa trenta
tonnellate tra riso, zucchero, olio e fagioli: alimenti nutritivi fondamentali per
combattere la malnutrizione, i quali - bisogna dire - sono stati anche raccolti grazie
all’aiuto della Coldiretti. Effettivamente, tutti i patti sono stati rispettati: siamo
andati lì e c’erano le cose che abbiamo spedito noi.
D. - Quindi, questi aiuti
erano stati raccolti in precedenza e già inviati tramite tir?
R. - No, tramite
nave. Da Genova fino al porto di Nampo, che è il porto più direttamente collegato
con Pyongyang. Ci sono voluti quasi cinquanta giorni prima che arrivassero. E' stata
una lunga preparazione.
D. - Qual è stata l’accoglienza da parte delle persone?
R.
- A parte gli ovvi complimenti alla qualità del cibo italiano, è stata un’accoglienza
molto buona, nel senso che il bisogno è grande e quindi qualsiasi aiuto e benvenuto.
E ciò è positivo. Chiaramente, noi siamo andati lì come un’associazione cattolica,
come Comunità di Sant’Egidio, e abbiamo ricevuto una buona accoglienza. Noi contiamo
di tornare con altri aiuti, di aiutare soprattutto le fasce deboli della popolazione,
quindi gli anziani e i bambini che sono quelli che più soffrono per la scarsità dei
raccolti. È chiaramente un Paese in difficoltà anche a causa della situazione internazionale
e dell’embargo che colpisce l’industria e anche l’approvvigionamento di petrolio.
L’elettricità non c’è sempre, le macchine che circolano sono poche. L’ho verificato
di persona. Questo va a discapito dell’agricoltura e di conseguenza a discapito della
qualità della vita della popolazione. Non c’è niente di nuovo in questo. Quello che
è nuovo, è che a noi è stato permesso senza problemi di poter gestire le distribuzione
delle derrate, che speriamo di poter continuare. Ci hanno aiutato in molti e pensiamo
che la prossima spedizione debba essere più grande e ancora più mirata, forse non
limitandosi solamente al cibo, ma anche ad altro materiale utile come quello sanitario:
ad esempio i disinfettanti, dei quali c’è grande scarsità. Ci accorderemo in questi
giorni, sempre tramite l’ambasciata con il governo, e vediamo così di costruire una
fiducia reciproca che poi andrà a vantaggio del popolo coreano.