Rio+20. Oggi l'intervento del cardinale Scherer a nome della Santa Sede
“Un’occasione sprecata”. È drastica la definizione che le associazioni ambientaliste
e i gruppi della società civile danno, in una lettera alle Nazioni Unite, del vertice
di “Rio+20” sulla sostenibilità ambientale, che oggi si chiude a Rio de Janeiro alla
presenza di rappresentanti di 190 Stati. Tuttavia, proseguono con un certo grado di
ottimismo, l’incontro potrà portare frutti in futuro. Ed è ciò che sostiene anche
il rappresentante vaticano al vertice, l'arcivescovo di San Paolo, il cardinaleOdilo Scherer, che oggi terrà il suo intervento a Rio. Le parole del porporato
al microfono di Christiane Murray, della nostra redazione brasiliana:
R. - La Conferenza
Rio+20 sicuramente porta a dei risultati anche positivi. Certo ci sono motivi di critica,
di rammarico da diverse parti. Diverse voci avrebbero voluto inserire più decisioni
e punti concreti nella dichiarazione finale, che è stata negoziata nell'arco di circa
otto mesi con un lavoro molto intenso, che si è concentrato soprattutto negli ultimi
giorni a Rio de Janeiro. Ma anche se non si arriva a certe decisioni - come lo stabilire
una quota di partecipazione dei Paesi ricchi per finanziare l’economia sostenibile,
o definrie degli obiettivi di taglio dei consumi di fonti di energia fossile come
petrolio e carbone che sono quelle più inquinanti - tuttavia ritengo che il risultato
sia abbastanza positivo, perché si è riusciti a fare un documento comune. Si rischiava
di non arrivare a nessun documento, invece in questo documento ci sono anche dei punti
di progresso apprezzabili, come l’affermazione che l’uomo è il centro dell’economia
e anche la definizione di ciò che va meglio compreso come l’economia sostenibile.
I tre punti di riferimento sono: lo sviluppo economico in quanto tale, lo sviluppo
sociale che pone l’uomo, l’essere umano nel centro della preoccupazione e che l’economia
sostenibile sia anche ecologicamente sostenibile, quindi che abbia sempre in considerazione
anche l’ecosistema. Credo che il risultato più apprezzabile di questa Conferenza sia
la presenza di circa 190 rappresentanti di Paesi. Quindi la partecipazione della comunità
internazionale è molto grande. Tutti sono convinti che è importante che si faccia
qualcosa. È importante non rimandare oltre, la decisione di cambiare le cose. Questo
fa cultura. Questa presa di coscienza è poi importante per una vigilanza più ampia
dei Paesi, gli uni sugli altri.
D. - Persiste per un po’ di delusione sui mancati
risultati di questa Conferenza...
R. - Il rammarico da parte di tutti riguarda
la mancata partecipazione di alcuni capi di Stato, di Paesi importanti come la stessa
Italia, gli Stati Uniti, il Giappone... I grandi non sono venuti di persona. Ma gli
altri Paesi dell’Occidente per esempio sono tutti qui e sono molto attivi. Si vede
che c’è una partecipazione dei Paesi in via di sviluppo, Paesi di nuova leadership,
e quindi questo dà spessore a questa Conferenza.
D. - Cosa ha significato la
partecipazione della Delegazione della Santa Sede?
R. - Da parte della Santa
Sede, la nostra partecipazione qui è quella di osservatori attenti. Va detto che,
durante il periodo dei negoziati, il nostro osservatore presso l’Onu è stato molto
attivo con il suo gruppo. Oggi, terzo giorno a Rio, avrò la possibilità di intervenire:
diremo quella che è la parola della Chiesa in riferimento anche alle posizioni già
manifestate nei documenti magisteriali e la ribadiremo davanti al grande plenum della
Conferenza.