Egitto. Ancora attesa per i risultati delle presidenziali. Pesa l'incognita dei militari
Ancora attesa carica di tensione per i risultati delle elezioni presidenziali egiziane,
che potrebbero arrivare sabato o domenica. I sostenitori di Mohammed Morsi, che i
Fratelli Musulmani ritengono essere il vincitore delle presidenziali, presidiano le
piazze della capitale e si moltiplicano le voci di una prova di forza con la giunta
militare. Ci aggiorna Giuseppe Acconcia:
Intanto,
anche Ahmad Shafiq, ultimo premier sotto Mubarak, si è detto ''sicuro'' della vittoria
alle elezioni presidenziali ed ha criticato Morsi per aver fatto pressione sulla commissione
elettorale. Ma qual è a questo punto il ruolo della giunta militare? Massimiliano
Menichetti lo ha chiesto a Claudio Lo Jacono, presidente dell’Istituto
per l’Oriente:
R. – La
situazione è completamente in mano ai militari, com’è sempre stato dalla cosiddetta
“primavera araba”. L’Egitto, come già tanti anni fa un grande studioso, Abd al-Malik
sottolineava, è una società militare, militarizzata fino in fondo, anche nei suoi
aspetti apparentemente civili. Per cui il potere che ora doveva essere consegnato
dal Consiglio militare egiziano agli organi eletti è entrato in uno stato di sospensione.
D. – Però è stato di fatto prima istaurato e poi convocato il Consiglio nazionale
di difesa e mezzi blindati presidiano tuttora il centro del Cairo…
R. – Il
Consiglio nazionale di difesa vuole dare dimostrazione di avere il controllo del Paese:
quello che vuole evitare - a tutti i costi - è il precipitare dell’Egitto in una situazione
di caos generalizzato. Gli stessi Fratelli Musulmani hanno fatto delle dichiarazioni
non esplosive da questo punto di vista: hanno parlato di eventuale imbroglio, ma non
di chiamata all’insurrezione. Ora si guarderà ai circa 400 ricorsi per brogli avvenuti
in questa tornata decisiva. Si è in una situazione nella quale il tempo gioca contro
il Consiglio nazionale di difesa che avrebbe voluto, forse, una vittoria di Shafiq.
Di fronte ad una possibile - probabile dicono molti osservatori - vittoria dei Fratelli
Musulmani il quadro è dunque abbastanza pesante.
D. – Come si profilano i
due candidati in politica estera?
R. – Il Consiglio nazionale di difesa è sicuramente
filooccidentale. Shafiq, il vecchio presidente del Consiglio all’epoca di Mubarak,
che passa ora per essere un liberista, tutto sommato è stato il braccio esecutivo
di un dittatore che ha governato l’Egitto per 29 anni; al contrario di Mursi dei Fratelli
Musulmani, perché i Fratelli Musulmani, sia pure non terroristi, costituiscono una
componente importante della popolazione egiziana non certo filooccidentale.
D.
- I militari hanno garantito che restituiranno il potere entro il 30 giugno, appena
si saprà con certezza chi sarà eletto presidente…
R. – Avverrà senz’altro se
decideranno di far vincere Shafiq. Ho delle forti perplessità se dovranno accondiscendere
all’elezione di Mursi. In questo caso c’è il tempo sufficiente per un accordo – diciamo
- extra-parlamentare tra i vertici militari e lo stesso Mursi: va bene diventi presidente,
però attenzione perché la sua politica non potrà andare a cozzare contro quella che
è stata la politica degli ultimi decenni dell’Egitto, che è poi il polo di tutto il
mondo arabo e assolutamente non evitabile in qualsiasi consultazione o riassetto territoriale
dell’area.
D. – In questo scenario c’è anche il mistero dello stato di salute
dell’ex presidente Mubarak. Ha a che fare con l’incertezza nel Paese?
R. –
Si fa un grande discutere in Egitto se nel caso di morte effettiva dell’ex presidente,
gli si debbano rendere gli onori con un funerale militare: questo mi sembra del tutto
da escludere, perché sarebbe considerata una provocazione da parte di tutti coloro
che non solo sono scesi in piazza, ma che si aspettano di girare pagina. Infondo,
la sua morte è relativa dal punto di vista politico, poiché politicamente era già
scomparso da un anno e mezzo. Per cui dal punto di vista concreto non credo ci sia
relazione tra l’incertezza della morte e la situazione nel Paese. E’ senza dubbio
un elemento in più di emotività, ma tutto sommato i seguaci di Mubarak, credo, facciano
affidamento sul Consiglio nazionale di difesa e non tanto su altri personaggi.