2012-06-21 12:34:10

Veglia per i migranti morti nei viaggi verso l’Europa. Il cardinale Vegliò: rispettare i diritti dei rifugiati


Solo nel 2011, oltre duemilia persone hanno perso la vita nella traversata per raggiungere l’Europa. A loro e ai tanti che continuano a mettere a repentaglio la vita per sfuggire alla fame e alle persecuzioni è dedicata “Morire di speranza”, veglia di preghiera ecumenica, organizzata da Comunità di Sant’Egidio, Centro Astalli, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione "Migrantes", Caritas Italiana ed Acli. Per l’occasione, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero per i Migranti e gli Itineranti, pronuncerà un'omelia di cui vi anticipiamo i passaggi principali nel servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3

L’ennesima tragedia nel Canale di Otranto, in cui hanno perso la vita sette migranti, “deve farci riflettere su ciò che sta accadendo intorno a noi”. Prende spunto dagli ultimi fatti di cronaca l’omelia del cardinale Vegliò dedicata a quanti via mare o attraversando il deserto cercano di approdare nei Paesi sviluppati portando “con sé il sogno di un nuovo inizio”. Viaggi rischiosi - sottolinea il porporato - durante i quali “spesso cadono vittime dei contrabbandieri”; criminali che spesso li lasciano soli, a bordo di vere e proprie carrette del mare. A tali pericoli si aggiunge poi il mancato soccorso di migranti alla deriva da parte dei mezzi navali dei Paesi europei, che porta a concludere questi viaggi in “disastri”. Per il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti, questo accade anche perché “molti governi hanno risposto all'arrivo dei rifugiati e dei richiedenti asilo con politiche restrittive, abbassando gli standard umanitari allo scopo di rendere più difficile l’ingresso”. “Attualmente – afferma ancora il porporato -, senza visto, è quasi impossibile arrivare in aereo in un Paese europeo e chiedere asilo. Di conseguenza, i rifugiati sono costretti ad affidarsi ai trafficanti di persone”. Tutto ciò va a scapito delle tre “soluzioni durature” individuate dal cardinale, ossia “il rimpatrio volontario, il reinsediamento e l'integrazione”. Per questo motivo, il cardinale Vegliò rilancia l’appello del Papa a “rispettare i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo e che essi possano presto ricongiungersi con i propri cari”. Il porporato infine risponde all’interrogativo su cosa può fare la comunità cristiana di fronte questo fenomeno, indicando il messaggio di conforto e speranza diffuso dal Vangelo. “Non sono richiesti particolari sforzi – precisa il presidente del dicastero vaticano - ma qualcosa che è alla portata di tutti e cioè praticare le ‘opere di misericordia’”. “Se vogliamo unirci a Gesù - prosegue -, dobbiamo cominciare ad unirci a quanti sono al margine della società”. “Alla fine – conclude - ognuno di noi dovrà rispondere a questa realtà”.

Sul significato della Veglia di stasera, Patricia Ynestroza ha intervistato il padre gesuita Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli:RealAudioMP3

R. - La veglia è per far memoria delle persone che sono state costrette a lasciare il proprio Paese scappando, e hanno perso la vita in mare. Noi non sapremo mai il numero reale delle persone che sono morte nel Mediterraneo o nel tentativo di attraversare il deserto. Queste persone vanno ricordate soprattutto per dire a chi ha il dovere di governare questo fenomeno, che bisogna aprire gli occhi e non essere più indifferenti: aiutando quindi le persone costrette a scappare, affinché per loro sia possibile - in sicurezza – giungere in quei Paesi firmatari della Convenzione di Ginevra per esercitare il loro diritto all’asilo politico.

D. - Qual è la situazione dei rifugiati e degli immigrati in Italia?

R. – La difficoltà dei rifiugiati che arrivano in Italia è soprattutto quella di arrivare in un Paese dove manca un sistema unitario definito per la loro accoglienza, che deve essere dignitosa e rispettosa dei loro diritti.







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