2012-06-21 09:24:10

Rio+20. Comece: la crescita economica non sia l’unico obiettivo dello sviluppo umano


Sostenibilità, responsabilità, sviluppo, cooperazione, conversione dei cuori e delle menti: sono le parole-chiave dell’appello lanciato dalla Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea) a Rio+20, la conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si è aperta ieri a Rio de Janeiro. A lanciare l’appello è stato il card. Reinhard Marx, in qualità di presidente della Comece, il quale ha pronunciato un intervento dal titolo “Responsabilità comune per il mondo di domani”. “Dal punto di vista cristiano – ha detto il porporato – il riconoscimento della dignità umana è alla base di ogni sviluppo sostenibile”. In questo senso, “la sostenibilità come principio di uno sviluppo umano integrale ha l’obiettivo di trovare un equilibrio tra i bisogni sociali, economici e ambientali”, senza per questo “mettere a rischio le scelte di vita delle generazioni future”. Di qui, l’invito del cardinale Marx affinché “la sostenibilità sia applicata alla solidarietà”, soprattutto nei confronti “dei poveri e degli emarginati”. Quanto al riscaldamento globale, il presidente della Comeceha ribadito che la responsabilità di tale fenomeno è “innanzitutto del mondo sviluppato” ed è quindi compito della regione settentrionale del globo, e dell’Unione Europea in particolare, “assumersi la percentuale più alta di tale responsabilità, mentre ai Paesi in via di sviluppo dovrebbero essere garantite misure e condizioni speciali”. Poi, il card. Marx si è soffermato sul tema della “green economy” ed ha specificato che, per essere adeguata ad uno sviluppo sostenibile, essa deve includere “cambiamenti non solo nella produzione, ma anche nei consumi”. Infatti, l’attuale modello di consumo “pone troppa enfasi nell’uso di beni materiali e tende ad ignorare le altre dimensioni della dignità umana”. Per questo, il porporato ha richiamato l’importanza della moderazione, intesa non come “rinuncia al desiderio di beni materiali”, quanto come “discernimento di ciò che è essenziale e di ciò che è superfluo”. In quest’ottica, fondamentale anche la revisione di uno stile di vita che consuma troppa energia ed immette troppa anidride carbonica nell’aria a causa dei combustibili fossili, una minaccia per la sicurezza alimentare dei Paesi in via di sviluppo. “La crescita economica non può più essere l’unico obiettivo dello sviluppo umano – ha detto ancora il cardinale Marx – Bisogna, invece, trovare altri indicatori per misurare lo sviluppo, come i tassi di iscrizione scolastica o l’aspettativa di vita, elementi che vanno oltre una prospettiva economica concentrata esclusivamente sul Pil di un Paese”. Naturalmente, il tutto senza dimenticare “il fattore ecologico”, in mancanza del quale, ha affermato il porporato, “non si può raggiungere la giustizia sociale”. Ed per questo che “i cristiani devono avere un atteggiamento critico nei confronti di stili di vita focalizzati unilateralmente sul consumo ed in particolare sull’uso sproporzionato di energia”. “La cooperazione dovrà essere l’imperativo del futuro”, ha detto ancora il presidente della Comece, suggerendo poi che l’attuale programma Onu per l’ambiente (Unep) si trasformi in un’agenzia specializzata del settore, così da “rafforzare la sinergia degli oltre 500 accordi multilaterali sull’ambiente, già esistenti”. Il principio di sussidiarietà, deve inoltre guidare le priorità politiche delle autorità a tutti i livelli, guardando anche alla partecipazione attiva della società civile, del settore privato e della Chiesa. Quello che occorre, in sostanza, ha concluso il cardinale Max, è “una conversione dei cuori e delle menti”, poiché “lo sviluppo non è unidimensionale e non riguarda solo la lotta alla povertà e alla fame e l’accesso all’acqua potabile, alle cure sanitarie e all’educazione”. Si tratta, invece, di “diventare generosi, di mostrare solidarietà, di lavorare ad una nuova cultura che rispetti il Creato, la giustizia ed il vero ed autentico sviluppo umano”. L’auspicio della Comece, dunque, è che il vertice di Rio de Janeiro “abbia il coraggio di decidere in favore di soluzioni giuste”. (I.P.)







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