2012-06-21 14:13:45

Nigeria: ancora roghi e violenze a Kaduna


A Damaturu è stato parzialmente revocato il coprifuoco, ma a Kaduna, l’altra città della Nigeria settentrionale epicentro della crisi cominciata domenica, non si fermano le rappresaglie indiscriminate: lo dicono all'agenzia Misna missionari, che riferiscono in particolare di chiese bruciate e roghi di case di musulmani. Secondo il portavoce dell’amministrazione dello Stato nord-orientale di Yobe, da oggi gli abitanti di Damaturu possono muoversi liberamente dalle dieci di mattina alle quattro del pomeriggio. La misura sembra riflettere quello che alcuni giornali definiscono “un ritorno alla calma” in una città sconvolta da due giorni di scontri a fuoco tra soldati e militanti del gruppo armato Boko Haram. Secondo il portavoce dello Stato di Yobe, nella battaglia sono state uccise almeno 40 persone, per lo più civili. In una nota diffusa su internet, un presunto portavoce di Boko Haram ha rivendicato una serie di agguati a caserme di polizia e basi dell’esercito. L’offensiva di Damaturu, si sostiene nel comunicato, si inserirebbe nel tentativo di “rovesciare un governo ingiusto e miscredente e sostituirlo con un sistema islamico”. La tensione resta alta anche a Kaduna, una città circa 500 chilometri a ovest di Damaturu. Secondo le fonti della Misna, nonostante il coprifuoco le rappresaglie innescate dall’attentato dinamitardo che domenica ha colpito la Sharon Pentecostal Church sono continuate ancora ieri. “Nelle strade del centro – dice un missionario – si vedono solo militari e poliziotti ma dai quartieri di periferia continuano ad arrivare telefonate raggelanti: quattro chiese date alle fiamme solo ieri nell’area di Malili, roghi di case di musulmani in altre zone a maggioranza cristiana”. Come conferma una corrispondenza del giornale The Vanguard, i quartieri più caldi sono Bardarawa e Barnawa, entrambi situati a nord del fiume che attraversa la città. “Si ripete – dicono alla Misna – più o meno lo stesso schema: nelle zone a maggioranza musulmana e fulani sono prese di mira le chiese, mentre nelle aree per lo più cristiane o igbo ce la si prende con i vicini di casa di fede islamica, rischiando di distruggere anni di amicizia e rapporti cordiali”. (R.P.)







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