La Consulta respinge il ricorso sulla legge 194. "Scienza e Vita": si va contro l'obiezione
di coscienza
Una sentenza che va contro l’obiezione di coscienza e che ci richiama ancora di più
ad un impegno in favore della vita. Così, Lucio Romano presidente dell’associazione
pro-life "Scienza e Vita" sulla decisione della Corte Costituzionale che ha dichiarato
“manifestamente inammissibile”, la questione di legittimità costituzionale dell'art.
4 della legge n. 194 sull'aborto. Il caso era stato sollevato dal Giudice Tutelare
del Tribunale di Spoleto dopo la richiesta di una sedicenne di abortire senza il permesso
dei genitori. In realtà l’articolo non si riferisce alle minorenni, ma riguarda le
circostanze che legittimano l'interruzione di qualsiasi gravidanza. Il giudice faceva
appello, tra le altre cose, ad un pronunciamento della Corte di Giustizia europea
che definisce l'embrione come ''soggetto da tutelarsi in maniera assoluta''. Si dovranno
attendere ora le motivazioni per capire la natura della decisione della Consulta.
Al microfono di Massimiliano Menichetti, lo stesso presidente di "Scienza e
Vita", Lucio Romano:
R. – Era prevedibile
che la Corte Costituzionale rigettasse l’istanza del giudice del Tribunale di Spoleto.
D’altra parte questo non vuol significare che si deroghi dall’impegno da parte di
tutte le realtà associative e non a difesa e a tutela della vita, ma soprattutto a
porre un argine ad un tentativo - nemmeno tanto recondito, ma piuttosto esplicito
– di mettere in discussione un diritto costituzionale, che è quello dell’obiezione
di coscienza.
D. - Perché dice che era una decisione prevedibile?
R.
– Era prevedibile sia sotto il profilo giuridico, sia sotto il profilo sostanziale,
sia sotto il profilo formale. Quello che a noi interessa particolarmente è che ci
sia la possibilità da parte di laici e cattolici di intervenire, attraverso un dialogo
costruttivo e virtuoso, attraverso delle procedure che avviino al riconoscimento democratico
della tutela della vita e del fondamento del diritto alla vita di una civiltà che
possa essere rispettosa di tutti e soprattutto dei più fragili e indifesi.
D.
– Il ricorso guardava anche al pronunciamento della Corte di giustizia europea che
definisce l’embrione come soggetto da tutelarsi in maniera assoluta…
R. – La
Corte di giustizia europea si è espressa in maniera inequivocabilmente chiara sulla
soggettività dell’embrione e quindi questo rappresenta un punto di riferimento ineludibile
per qualsiasi dialettica legislativa e culturale.