Crisi economica. Borse in salita dopo il G20. Attesa per le decisioni della Fed
Adottare tutte le misure necessarie per salvaguardare l’integrità e la stabilità dell'area
euro, migliorare il funzionamento dei mercati finanziari e a interrompere il circolo
vizioso fra fondi sovrani e banche. E' in sostanza la dichiarazione finale del G20
messicano di Los Cabos. Il presidente della Commissione, Jose Manuel Barroso, e il
collega al Consiglio Ue ,Herman Van Rompuy, in una nota congiunta hanno commentato
il summit ribadendo che ''i leader del G20 hanno riconosciuto il valore del progetto
e della valuta europea e hanno accolto con favore le misure adottate in Europa per
stabilizzare le economie e il sistema finanziario''. Intanto, c'è attesa per la riunione
della Fed di stasera e la successiva conferenza stampa del presidente Ben Bernanke.
La Banca Centrale degli Stati Uniti d'America potrebbe infatti ritoccare i tassi d’interesse.
Elena Molinari:
L’Europa è decisa
a utilizzare il Fondo salva Stati per comprare i buoni del Tesoro dei Paesi in difficoltà,
Italia e Spagna in primis. Dopo due giorni di colloqui intensi, i problemi della zona
euro sono venuti al pettine al vertice del G20 in Messico, dove è apparso chiaro che
né le elezioni greche né gli annunci di una maggiore integrazione politica e finanziaria,
a livello Ue, possano contenere gli spread. Se ne è resa conto anche la cancelliera
tedesca, Angela Merkel, che dopo molte resistenze sarebbe ora pronta al salvataggio
dei Paesi a rischio, usando proprio il fondo finora destinato ai prestiti. Sono stati
gli Stati Uniti ad aver preteso annunci concreti dai leader europei, durante un’attesa
riunione, alla fine della quale il segretario al Tesoro Usa, Geithner, ha detto che
gli europei sono pronti a varare nel brevissimo periodo misure per far sì che i Paesi
che stanno affrontando le riforme, come Spagna e Italia, possano prendere prestiti
a bassi tassi di interesse. Ribadita ieri dai 20 anche la necessità di porre l’accento
sulla crescita e, a livello Ue, di compiere passi verso maggiore supervisione comune
delle banche e garanzie comunitarie per i depositi.
Le Borse europee hanno
reagito positivamente alle decisioni del G20 anche se guardano alle decisioni di oggi
della Fed. Su quanto emerso dal G20 di Los Cabos, Massimiliano Menichetti ha
intervistato l’economista Franco Bruni, docente di Teoria e politica monetaria
internazionale alla Bocconi di Milano:
R. – E’ emerso
che l’Europa continua a essere considerata il centro della crisi mondiale: effettivamente,
nel breve periodo, al momento, lo è e bisogna, dunque, procedere al più presto per
sistemare le cose europee. Tuttavia, non lo è più in generale. Sarebbe opportuno che
gli Stati Uniti, in particolare, guardassero la propria situazione, perché hanno gravissimi
squilibri interni. Quindi, fino a quando non ci sarà una maggiore concordia su quello
che ciascuno deve fare dalle due parti dell’Atlantico, il G20 probabilmente non sarà
troppo incisivo.
D. – Si punta su sviluppo e crescita. Uno dei risultati concreti
è quello del Fondo monetario internazionale, che è riuscito ad incassare 456 miliardi
di euro per fronteggiare la crisi...
R. – Non credo che il problema dell’Europa
sia una questione di soldi: il problema è politico e va risolto con una cessione di
poteri molto forte al centro dell’Europa, in particolare nella vigilanza bancaria
e nella gestione delle crisi. Finché non ci sarà questa decisione delle economie europee
– in particolare la Francia è il problema, perché Parigi è quella che resiste di più
a cedere – finché non ci sarà questa cessione di potere importante, anche in materia
di politica fiscale, e finché i politici dei vari Paesi non smetteranno di avere piccoli
successi con il loro elettorato interno, anziché guardare al lungo periodo del benessere
comunitario, non ci sarà montagna di soldi in grado di risolvere il problema.
D.
– Come valutare la posizione della cancelliera tedesca Merkel, che ha visto le pressionei
degli altri Paesi sulla necessità di alleggerire le politiche di austerità?
R.
– La Germania dalla sua ha, credo, un europeismo abbastanza indubitabile. Ha però
un atteggiamento – anche sul piano diplomatico – che non è incoraggiante per i Paesi
che devono rilanciarsi. In particolare, non mi è sembrato opportuno che nei confronti
delle elezioni greche, che hanno avuto un risultato incoraggiante, non ci sia stata
immediatamente, da parte anche dei tedeschi e soprattutto dell’Unione Europea nel
suo complesso, una dichiarazione più positiva, che faccia intravedere, per esempio,
concretamente la possibilità di distribuire l’aggiustamento greco su un periodo di
tempo più realistico.
D. – Il Fondo salva Stati quindi non basta, servono
altre strategie, per poter risolvere realmente la situazione?
R. – Il Fondo
salva Stati, così com’è, può servire a tappare un buco immediato, ma deve acquistare
un potere e un’autonomia molto forte, anche dal punto di vista tecnico professionale:
deve cioè essere un’istituzione autonoma in grado di intervenire quando e come vuole
sui mercati, dotata di un capitale importante, per frenare i momenti di instabilità.
Per far questo, però, occorre appunto che i vari Paesi cedano questo potere a un’organizzazione
europea che sostanzialmente, coincide con la Banca centrale europea. Fino a quando
non ci sarà questa decisione, si tratterà appunto di un Fondo che può servire nell’immediato,
ma che non dà la sicurezza in un più lungo periodo.