Benedetto XVI all’udienza generale: basta violenze e vendette in Nigeria, tutelare
la libertà di fede
All’udienza generale in Aula Paolo VI, Benedetto XVI ha levato un vibrante appello
perché cessi la violenza in Nigeria, scossa da attentati terroristici contro i fedeli
cristiani. Nella catechesi, prima dell’appello, il Papa si è soffermato sulla preghiera
in San Paolo, concentrandosi in particolare sul primo capitolo della Lettera agli
Efesini, che inizia con un inno di benedizione e ringraziamento a Dio. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
Benedetto XVI
segue con “profonda preoccupazione” le notizie delle stragi in Nigeria. All’udienza
generale, il Papa rivolge il pensiero al Paese africano “dove – afferma – continuano
gli attentati terroristici diretti soprattutto contro i fedeli cristiani”. Eleva dunque
la sua “preghiera per le vittime e per quanti soffrono”:
“Faccio appello
ai responsabili delle violenze, affinché cessi immediatamente lo spargimento di sangue
di tanti innocenti. Auspico, inoltre, la piena collaborazione di tutte le componenti
sociali della Nigeria, perché non si persegua la via della vendetta, ma tutti i cittadini
cooperino all’edificazione di una società pacifica e riconciliata, in cui sia pienamente
tutelato il diritto di professare liberamente la propria fede”.
Prima dell’appello,
soffermandosi sulla Lettera agli Efesini, il Papa ha sottolineato che la nostra preghiera
è richiesta di aiuto nelle necessità, ma dovrebbe invece essere anzitutto lode, “motivo
di ringraziamento” a Dio. E ha evidenziato che la preghiera “pulisce, purifica i nostri
desideri” e così anche i “nostri cuori”. Quando la preghiera alimenta la nostra vita
spirituale, ha osservato, diventiamo “capaci di conservare quello che San Paolo chiama
‘il mistero della fede’ in una coscienza pura”:
“La preghiera, come modo
dell’abituarsi ad essere insieme con Dio, genera uomini e donne animati non dall’egoismo,
dal desiderio di possedere, dalla sete di potere, ma dalla gratuità, dal desiderio
di amare, dalla sete di servire, animati cioè da Dio; e solo così si può portare luce
nel buio del mondo”.
Dio, ha detto ancora il Papa riecheggiando l’Apostolo
delle Genti, ci ha chiamati all’esistenza, alla santità. E, ha soggiunto, “questa
scelta precede persino la creazione del mondo. Da sempre siamo nel disegno di Dio,
nel suo pensiero”:
“La vocazione alla santità, cioè alla comunione con Dio
appartiene al disegno eterno di Dio, un disegno che si estende nella storia e comprende
tutti gli uomini e le donne del mondo, perché è una chiamata universale. Dio non esclude
nessuno, il suo progetto è solo di amore”.
Non ha poi mancato di mettere
l’accento sulla bellezza del Creatore, che emerge dalle sue creature, come canta San
Francesco d’Assisi. Un richiamo particolarmente attuale:
“Importante è essere
attenti proprio adesso anche nel periodo delle vacanze alla bellezza della creazione
e vedere trasparire in questa bellezza il volto di Dio”.
Al momento dei
saluti ai pellegrini italiani, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ad alcuni gruppi
parrocchiali di Banzano ed Alviano, convenuti rispettivamente per iniziare l’Anno
dedicato a San Rocco e per l’ottavo centenario del miracolo delle Rondini di San Francesco
d’Assisi. Infine, ricordando che il mese di giugno “richiama la nostra devozione al
Sacro Cuore di Gesù” ha invitato i giovani a imparare “ad amare alla scuola di quel
cuore divino”.