2012-06-20 16:11:56

Aung San Suu Kyi a Oxford: pronta a guidare il Myanmar alla democrazia


Prosegue con larghi consensi il tour europeo di Aung San Suu Kyi che poco fa ad Oxford ha ricevuto la laurea "ad honorem". Con fermezza, la leader dell’opposizione birmana si è detta pronta a guidare il suo Paese e a prendere le redini della transizione democratica in vista delle elezioni del 2015. Domani, a Londra, l’atteso discorso della leader birmana alle due camere del parlamento britannico. Cecilia Seppia ha chiesto un commento a Carlo Filippini, esperto di Asia orientale:RealAudioMP3

R. - Certamente, il processo di democratizzazione in Birmania sta procedendo e sembra continuare. La stessa leader ha dichiarato più volte che non pensa che le aperture del governo militare siano semplicemente un trucco per far togliere le sanzioni imposte sia dall’Unione Europea, sia dagli Stati Uniti. Gli anni prima delle elezioni saranno anche una dura prova per la leader della coalizione, in quanto stanno emergendo tutta una serie di problemi che prima erano in un certo senso compressi e nascosti dalla dittatura militare. Uno recentemente il trattamento o meglio gli scontri, con parecchi morti, fra la maggioranza birmana buddhista e una minoranza musulmana proveniente per di più dal Bangladesh che la popolazione birmana reputa stranieri.

D. – Immaginiamo che arrivi al potere, che tipo di governo sarà quello di Aung San Su Kyi?

R. - Certamente, non sarà un governo come lo possiamo pensare in un Paese occidentale, in particolare come in un Paese europeo. Sarà un governo più paternalistico, non autoritario certamente. Un governo paternalistico in Asia significa anche un governo che deve prendersi cura della popolazione.

D. – Sabato scorso, il premio Nobel per la pace era ad Oslo dopo 21 anni, poi a Dublino per Amnesty International, ancora ad Oxford per la laurea "ad honorem" e domani ci sarà l’atteso discorso alle due camere del parlamento britannico, un onore questo riservato di recente al Papa, al presidente Usa Obama: un’accoglienza davvero speciale quella che l’Europa le ha dato...

R. – Certamente, per l’Europa ma anche per gli Stati Uniti, rappresenta il segno di una svolta molto profonda e naturalmente gli europei sono desiderosi che tutto proceda secondo una democrazia parlamentare, come noi la conosciamo nei nostri Paesi. Da questo punto di vista, è molto importante il sostegno dei Paesi occidentali i quali, a mio parere, non devono “strafare” nel senso di non far sembrare Aung San Su Kyi una specie di occidentale che ritorna nel suo Paese. Il nazionalismo birmano è sempre molto forte: se localmente la leader dovesse apparire come una occidentale, questo le farebbe perdere un po’ di sostegno popolare.

D. - Il sorriso davanti al dolore, l’abbiamo sempre vista così… Lei ha dichiarato che quando era agli arresti domiciliari pensava i lavoratori migranti, alle vittime di traffici umani e ai bambini sfruttati: riuscirà a conciliare il potere con l’impegno per la difesa dei diritti umani?

R. – Penso di sì. In generale, su aspetti molto particolari come la minoranza musulmana, il problema è molto più delicato e non è facile vedere una soluzione come probabilmente tutti noi vorremmo. Certamente, ci sarà una maggiore protezione per le minoranze e i ceti più poveri.

D. – In questi giorni, abbiamo letto della commovente storia di Aung San Suu Kyi praticamente su tutti i giornali. Come viene vista la sua decisione di anteporre la libertà dei birmani alla sua vita, a quella della sua famiglia, dei figli, del marito che non ha potuto nemmeno salutare prima della morte?

R. – Fa parte di un carattere abbastanza particolare, abbastanza eccezionale, direi, anche in Asia orientale, quello di una vera leader che ha speso e spenderà tutta la sua vita per il benessere della popolazione. Non è facile trovare una persona che non ceda a nessun compromesso. Ad esempio, avrebbe potuto molto probabilmente andare in esilio e vivere una vita molto più tranquilla con molti più godimenti, con molti più piaceri. Lei ha voluto invece rimanere proprio per modificare il futuro della Birmania.








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