Il dicastero dei migranti al primo workshop sull’inclusione dei Rom in Europa
“La Chiesa non ha tutte le risposte alle aspettative dei Rom”, ma è fortemente impegnata
in favore del miglioramento delle loro condizioni di vita ed esorta tutte le istituzioni
a farsene carico. Questo il centro del discorso pronunciato ieri da padre Gabriele
Bentoglio, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti
e gli Itineranti al Primo Seminario internazionale sui Progetti di Inclusione dei
Rom nell’Europa centrale e orientale, in corso ad Eger, in Ungheria. Ce ne parla Roberta
Barbi:
Sono la minoranza
più consistente d’Europa, ma anche la più svantaggiata: sono i Rom, che spesso vivono
in insediamenti abusivi in condizioni igieniche disastrose, le cui donne in alcuni
Paesi sono oggetto di campagne di sterilizzazione forzata e i bambini assegnati a
scuole speciali. La Chiesa dedica anche a loro il proprio ministero pastorale e missionario,
non occupandosi solo della dimensione strettamente spirituale, ma anche degli aspetti
sociali e assistenziali, tra cui spiccano l’emergenza abitativa, la formazione scolastica
e professionale. Padre Bentoglio oggi fa il punto su quanto fatto finora dalla Chiesa
a vantaggio di zingari, Rom e gagè partendo da quel primo abbraccio a queste popolazioni
dato da Paolo VI nella visita effettuata durante il pellegrinaggio internazionale
a Pomezia nel 1965, in cui celebrò la Messa e si rivolse loro dicendo: “Voi siete
nel cuore della Chiesa”. E in effetti i Rom lo sono, nel cuore della Chiesa, che si
occupa di loro non soltanto attraverso il Dicastero vaticano, ma anche attraverso
le chiese locali, le diocesi, le comunità religiose e i movimenti, e anche tramite
il Consiglio delle Conferenze episcopali europee, che nel 2005 sollecitò l’Europa
a una maggiore presa di coscienza sull’identità dei Rom, suggerendo la propria via
in merito, non fatta di assimilazione nella cultura dominante, bensì di inclusione,
che significa integrare senza assorbire. Non a caso l’appuntamento in corso in Ungheria,
organizzato in collaborazione con la Commissione per la Pastorale dei Rom della Conferenza
episcopale ungherese e con l’organizzazione caritativa tedesca “Renovabis”, è stata
intitolata “Opening Doors”, a suggellare la necessità di aprire quelle porte di solidarietà
e aiuto reciproco, rinunciando a generalizzazioni e preconcetti, come disse Benedetto
XVI un anno fa nell’udienza privata in cui ricevette una nutrita delegazione Rom in
occasione del 75.mo anniversario del martirio del Beato Ceferino Giménez Malla, primo
gitano elevato agli onori degli altari nel 1997. In quella giornata il Papa invitò
a considerare i Rom non come destinatari di opere di assistenza, bensì come portatori
di valori e di risorse, sottolineando, al tempo stesso, l’importanza che questi ricercassero
sempre la giustizia e la legalità.