Costa d'Avorio: a ovest si raccolgono armi e munizioni ma le violenze continuano
E’ partita ieri dalla località di Danané (ovest) un’operazione di raccolta armi e
munizioni gestita dalla Commissione nazionale di lotta alle armi leggere e di piccolo
calibro dopo la crisi elettorale del 2011, conclusasi con 3000 vittime soprattutto
nell’ovest. A Guigno, la commissione ha svolto una campagna di sensibilizzazione per
spingere la gente in possesso illegale di armi a consegnarle in modo volontario. Agli
ex combattenti è stata assicurata l’impunità e una “tessera da smobilitati” utile
per il loro reinserimento socio-economico. L’operazione, sostenuta dalla locale missione
Onu, è cominciata mesi fa ad Abidjan e nei principali capoluoghi per contrastare la
proliferazione d’armi e il perdurare dell’insicurezza. Secondo gli ultimi dati ufficiali,
finora 2.000 ex combattenti hanno partecipato alla campagna e consegnato 1.500 armi
e 50.000 munizioni. Nonostante l’iniziativa, l’ovest ivoriano, principale regione
produttrice di caffè e cacao, è stata nuovamente teatro di violenze. Nel villaggio
di Déhiba, nel dipartimento di Duékoué, almeno due persone sono rimaste uccise e diverse
altre ferite, di cui tre sono gravi, in un attacco notturno verificatosi tra domenica
e lunedì, attribuito a non meglio identificati uomini armati. La dinamica di questo
assalto ricorda quelli degli scorsi 8 e 11 giugno ai danni delle località di Taï e
Para, dove sette caschi blu dell’Onuci e 11 civili hanno perso la vita. I fatti di
sangue sono stati attribuiti a miliziani giunti dalla confinante Liberia, presumibilmente
uomini legati all’ex presidente ivoriano Laurent Gbagbo, sotto processo alla Corte
Penale Internazionale (Cpi). Le accuse sono state respinte dall’ex partito al potere
(Fronte popolare ivoriano, Fpi) che denuncia invece un “complotto e una diversione
macabra” orchestrata dall’attuale presidente Alassane Dramane Ouattara, per “accelerare
l’espropriazione dei contadini autoctoni e favorire la colonizzazione burkinabé già
avviata, consegnando le risorse nazionali alle multinazionali”. Se l’Ovest sta pagando
il prezzo più alto della diffusa insicurezza, in realtà è già da decenni la regione
più instabile del Paese a causa di antichi conflitti tra elementi locali e stranieri,
soprattutto burkinabé, per il controllo delle piantagioni di cacao e delle terre fertili.
Nonostante l’avvio di pattuglie miste tra forze ivoriane e liberiane sostenute dai
caschi blu, molti dei villaggi situati lungo il poroso confine con la Liberia si sono
svuotati dai propri abitanti che temono nuovi attacchi e vendette, interrompendo anche
le attività agricole con gravi conseguenze per l’economia locale. Fonti dell’Ufficio
Onu per il coordinamento degli Affari umanitari (Ocha) hanno riferito di aver registrato
almeno 12.000 sfollati che vivono in condizioni difficili. (R.P.)